Sudan, sposa bambina si difende e viene condannata a morte

Alla violenza del marito, la ragazzina - sposa ha risposto con la violenza, uccidendolo. Il tribunale di Omdurman, nel Sudan, l'ha condannata a morte. Nel sito Change.org si raccolgono firme per chiederne la grazia.

Sudan, sposa bambina si difende e viene condannata a morte

Aveva appena 13 anni, Noura Hussein, quando i genitori la promisero in sposa a un uomo di 26 anni, un cugino di secondo grado. Una promessa fatta a tavolino, senza ascoltare che cosa ne pensasse la giovane, se fosse d’accordo, se si sentisse pronta. Soltanto una zia, a cui Noura Hussein aveva chiesto aiuto, le è andata incontro, convincendo tutti a ritardare il matrimonio di qualche anno. 

Nel sito “Change.org“, una piattaforma che raccoglie ogni genere di petizioni dando voce al sogno comune di cambiare qualcosa nel mondo, si legge che “Tornata a casa con l’inganno, Noura fu costretta a sposarsi e consegnata al suo carnefice dalla sua stessa famiglia. La prima volta è stata violentata dall’uomo con l’aiuto dei suoi familiari, chiamati a verificare che da quel momento fossero marito e moglie anche di fatto”.

La violenza sulla ragazzina è stata tale che quando, il giorno seguente, si stava per ripetere lo stesso rito di violenza, Noura Hussein ha cercando in tutti i modi di difendersi e, impugnando un coltello, ha colpito lo sposo.

Dopo tre anni, il 10 maggio 2018, la 19enne Noura ha saputo di essere stata condannata a morte con l’accusa di aver ucciso colui che, se anche da marito, l’aveva pur violentata. Ad emettere la sentenza è stato un tribunale di Omdurman, nel Sudan, città detta gemella della capitale Khartoum ma che, rispetto al Nilo, sta sull’altra sponda.

Adil Mohamed Al-Imam, avvocato della giovane, ha presentato un ricorso, ma il timore è che non venga accolto: se ciò accadesse, Noura avrà i giorni contati, e “finirà sul patibolo per essere impiccata“. Per questo motivo, è stata aperta in Change.org una raccolta di firme che verranno inviate a Omar Hassan al Bashir, presidente del Sudan, al fine di chiedere e ottenere la grazia e la liberazione della 19enne Noura Hussein.

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