Riad: il "carcere dorato" più lussuoso del mondo

A metà febbraio il lussuoso hotel di Riad, il Ritz-Carlton, è stato riaperto al pubblico, dopo essere stato utilizzato come carcere dorato per più di 200 principi, alti funzionari e imprenditori accusati di corruzione.

Riad: il "carcere dorato" più lussuoso del mondo

Quando si oltrepassano le gigantesche porte del muro di cinta che circonda l’hotel Ritz-Carlton di Riad si capisce perché per settimane sia stato convertito nel carcere più lussuoso del mondo: l’imponente palazzo è pomposamente adornato di giardini e fontane ma è senza dubbio anche una fortezza impenetrabile.

Per entrare bisogna superare strettissime misure di sicurezza. Gli uomini, alla sinistra, e le donne, alla destra, devono far passare i loro oggetti personali attraverso uno scanner di sicurezza: non sono consentite videocamere indiscrete, è infatti vietato fotografare le persone. Nella spaziosa e lussuosa hall dell’hotel, quattro guardie di sicurezza armate nascondono le pistole sotto l’ascella.

L’hotel ha riaperto al pubblico a metà febbraio: nei mesi precedenti, a partire da novembre, le autorità saudite avevano rinchiuso in questo “carcere dorato” più di 200 principi, alti funzionari e imprenditori. Con l’arrivo dei primi detenuti, gli ospiti sono stati sfrattati, le prenotazioni cancellate e le linee telefoniche e internet scollegate.

La trasformazione dell’albergo in ‘Alcatraz’ ha comportato la rimozione degli oggetti taglienti o pesanti dalle lussuose suite. Secondo il Financial Times, l’obiettivo era impedire tentativi di suicidio. Le porte delle camere dovevano stare sempre aperte e piantonate da guardie di sicurezza. Il contatto tra prigionieri era proibito, ma era consentito parlare al telefono con le loro famiglie.

Le personalità incarcerate nel Ritz-Carlton erano accusate di corruzione, riciclaggio di denaro ed altri crimini dall’agenzia Anti corruzione, organismo guidato dal principe ereditario, Mohamed bin Salman. Uno dei pilastri del suo ambizioso progetto di riforme è mettere fine alla cultura endemica della corruzione.

Tra i detenuti c’erano l’investitore, filantropo principe Alwaleed bin Talal e il proprietario della rete di canali televisivi MBC, Walid al Ibrahim; molti sono stati liberati alcune settimane dopo aver raggiunto un accordo con le autorità per evitare di essere giudicati. La procura saudita afferma che con questa operazione sono stati recuperati 100.000 milioni di dollari.

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