Putin a Trump: “In Russia abbiamo le più belle prostitute del mondo”

Secondo quanto emerge dagli appunti dell’ex direttore dell’Fbi James Comey, Putin si sarebbe vantato con Trump di guidare il Paese in cui si trovano le più belle prostitute del mondo.

Putin a Trump: “In Russia abbiamo le più belle prostitute del mondo”

A seguito della pubblicazione online dei memo di James Comey, ex direttore dell’Fbi silurato da Donald Trump lo scorso mese di maggio, l’opinione pubblica è potuta venire a conoscenza di una serie di aneddoti molto curiosi. Tra questi spicca indubbiamente il contenuto di un colloquio intercorso tra il tycoon e Vladimir Putin. Quest’ultimo si sarebbe infatti vantato di essere alla guida del Paese in cui si possono trovare le più belle prostitute del mondo.

Al momento nessuna fonte ufficiale ha confermato, né tanto meno ha smentito quella che ha tutto il tono di essere una battuta da bar. Rimangono comunque la molteplici perplessità per un’esternazione controversa, per non dire di cattivo gusto.

Gli appunti di Comey, lo stesso che pochi giorni fa aveva definito Trump “moralmente inadeguato”, sono stati consegnati dal Dipartimento di Giustizia al Congresso. A prenderne visione è stata anche l’agenzia americana Associated Press, che avuto così modo di poter rendere di dominio pubblico la battuta goliardica di Putin.

Negli appunti del 8 febbraio 2017, l’ex direttore dell’FBI annotò come il numero uno della Casa Bianca gli avesse parlato della faccenda “golden shower”, in altre parole il dossier messo a punto su di lui da Christopher Steel, ex spia dei servizi segreti britannici. Dalla lettura del documento si sarebbe potuto evincere che la Russia fosse entrata in possesso di indiscrezioni compromettenti riguardanti i gusti e le pratiche sessuali di Trump. Molte di queste informazioni sarebbero state raccolte nel 2013 a seguito di un soggiorno a Mosca del futuro presidente degli Stati Uniti.

Ma non c’è solo questo. Dalla presenza di questi appunti si può logicamente concludere che la Russia debba per forze di cose aver spiato Donald Trump; in secondo luogo il loro contenuto rafforza la posizione di coloro che sono convinti dell’esistenza di subdole ingerenze russe negli affari interni degli Stati Uniti.

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