Morta, forse per suicidio, la pornostar 23enne accusata sul web di omofobia

Secondo familiari ed amici, non vi sarebbero dubbi: Mercedes Grabowski, in arte August Ames, si sarebbe suicidata per le troppe critiche ricevute sul web, in seguito alla sua decisione di non girare con attori gay, onde tutelare meglio la propria salute.

Morta, forse per suicidio, la pornostar 23enne accusata sul web di omofobia

Era giovane, bella, con una vita ed una carriera davanti. Eppure, ciò nonostante, la pornodiva August Ames è stata trovata morta, nella sua casa di Camarillo (California), per una causa di morte che, secondo media ed amici della vittima, quasi sicuramente, consiste in un suicidio per depressione.

August Ames aveva solo 23 anni, eppure – nel settore dei film a luci rosse – era già una piccola diva. Aveva già girato 270 film con molte importanti majors del settore e questo, unito alla qualità delle sue interpretazioni, le era valso numerosi riconoscimenti, tra cui il premio di “miglior nuova starlet” nell’edizione 2015 degli AVN Awards, gli “Oscar del Porno” e, negli anni successivi (compreso il venturo 2018, pare), diverse nomination come “performer femminile dell’anno”. 

Nel mezzo di una carriera così in ascesa, la bella August Ames, nome d’arte di Mercedes Grabowski, vi era stato un momento che, a posteriori, si è rivelato cruciale per quello che è stato l’epilogo della sua giovane vita: un giorno, la giovane attrice, sul set per alcune riprese, rifiutò di girare una scena con un collega che, in passato, aveva lavorato in pellicole gay. Rivelata la cosa su Twitter, in modo candido come amava fare, la ragazza era stata coperta da insulti e minacce (compresi degli inviti a bere del cianuro) quando aveva aggiunto che lei “non sapeva cosa queste persone facevano nella loro vita privata” perché, a detta di molti, aveva dimostrato un atteggiamento omofobico verso i colleghi gay.

Ovviamente, Mercedes – sorpresa dalla polemica – tentò di spiegare le origini della sua decisione col fatto che, nel suo ambiente, anche altre colleghe, nonostante si possa chiedere il preservativo, fossero solite sottrarsi a delle riprese con colleghi omosessuali per tutelare la propria salute, perché il girare con loro potrebbe comportare più alti rischi di contrarre l’HIV. In sintesi, aveva fatto quel che aveva fatto per tutelare la propria salute, e non per una questione di discriminazione.

A seguito di queste spiegazioni, gli insulti – però – non si erano fermati e, anzi, si erano moltiplicati sugli account social della fanciulla che, amareggiata dal tanto pattume che le era stato riversato addosso, appena quattro giorni fa, il 4 Dicembre, rifletteva su Twitter che quello era stato il modo in cui l’opinione pubblica l’aveva ripagata per essersi limitata a condividere pubblicamente che, in ossequio al suo imperativo di non fare mai quel che potesse farla sentire a disagio, aveva “osato” scegliere con chi lavorare

Nelle scorse ore, il marito dell’attrice, Kevin Moore, nell’ammettere che la sua gentilissima moglie gli mancherà molto, ha chiesto riservatezza e rispetto per questo momento di dolore privato, dovuto ad una morte che la collega australiana Madison Missina non ha avuto dubbi nell’imputare al sempre presente bullismo attivo nell’industria del settore a luci rosse.

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