ISIS: il boia Jihadi John chiede scusa alla famiglia

Il boia Jihadi John ha fatto recapitare dalla Siria le scuse per le continue minacce che la sua famiglia è costretta a subire, dopo essere stato riconosciuto in uno dei video diffusi dall'ISIS nelle settimane scorse

ISIS: il boia Jihadi John chiede scusa alla famiglia

Il riconoscimento di Jihadi John, il boia di uno dei video di decapitazione diffusi dall’ISIS in questi mesi, ha creato non pochi problemi alla famiglia di quest’ultimo, che ora è costretta a vivere sotto scorta. Jihadi John, dunque, ha deciso di chiedere scusa. Non alle vittime morte fisicamente per mano sua, ma ai suoi genitori.

E’ questo il messaggio che Jihadi John, un ventiseienne laureato in scienze informatiche in un’università di Londra, ha voluto far recapitare direttamente dalla Siria alla famiglia, che ora si trova sotto un reale pericolo di ritorsioni per le azioni compiute dal figlio.

E in effetti, ad oggi, la famiglia del membro dell’ISIS non vive interamente a Londra. Il padre di Jihadi John, infatti, vive in Kuwait. Al padre, dopo che egli stesso aveva definito in passato il figlio “un cane”, pur specificando di non essere sicuro che il boia del video fosse proprio lui, è stato chiesto dal governo del Kuwait di dissociarsi apertamente dalle azioni criminali commesse dal figlio.

Il resto della famiglia di Jihadi John, invece, vive ancora in Inghilterra, ed è stata effettivamente minacciata da più parti. Proprio per questo motivo, Scotland Yard ha deciso di affidare alla famiglia di Jihadi John una scorta per proteggerli da eventuali ritorsioni nei loro confronti, e scongiurare così una vendetta sommaria da parte dei cittadini britannici.

Questo fatto ha causato diverse polemiche nel Regno Unito, dovute soprattutto al fatto che per questa scorta vengono spesi circa 7mila euro al giorno di soldi pubblici che, evidentemente, i cittadini non hanno nessuna intenzione di sborsare. Queste ore di tensione, peraltro, sono ingigantite anche da un altro avvenimento importante, ovvero l’annuncio del ritorno in patria di 320 dei circa 700 foreign fighters britannici, combattenti che avevano ingrossato le file dell’ISIS e di Al Qaeda in Medio Oriente, notizia che allarma l’opinione pubblica sui rischi attentati.

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