Il nome di “Boko Haram” lo si conosce in tutto il mondo dall’aprile del 2014, quando l’organizzazione irruppe in un liceo di Chibok, nello Stato nigeriano del Borno, rapendo 276 studentesse. 50 ragazze riuscirono a fuggire ma le altre non sono state rilasciate ed a nulla è servita la mobilitazione internazionale al grido di “bring back our girl”.
Oggi si parla di nuovo di Boko Haram, nome che vuol dire “l’istruzione occidentale è proibita”, per un altro atroce crimine: durante la notte, il villaggio di Dalori, a 12 chilometri da Maiduguri, è stato preso d’assalto e bruciato.
Per ben quattro ore i jihadisti hanno seminato la morte sparando, facendo esplodere ordigni e bruciando le case ed è proprio in quelle case che, a detta dei testimoni, sarebbero state bruciate vive molte persone, compresi bambini.
Il bilancio provvisorio della carneficina messa in atto dai guerriglieri di Boko Haram è – per ora – di 86 morti e circa 100 feriti.
L’esercito nigeriano è arrivato solo questa mattina, quando l’assedio si era concluso, per cui le notizie di cui siamo a conoscenza sono quelle fornite dai pochi – fortunati – sopravvissuti, tra cui un uomo che è riuscito a sfuggire alla ferocia dei jihadisti arrampicandosi su un albero e nascondendosi.
Queste notizie sono state rese pubbliche dall’esercito nigeriano che, tramite il colonnello Mustapha Ankas, ha anche fatto sapere che all’assedio hanno partecipato anche tre donne, tre attentatrici suicide che si sono fatte esplodere tra la folla.
L’ assedio che i miliziani jihadisti di Boko Haram hanno messo a punto questa notte è solo l’ ultimo, in ordine cronologico, si una serie di massacri che va avanti dal 2002, anno in cui Ustaz Mohammed Yusuf ha fondato l’ organizzazione terroristica con lo scopo di combattere lo Stato Federale e sostituirlo con uno Stato Islamico basato sulla shari’a.