Afghanistan: Marines costretti al silenzio sugli abusi sui minori. "E’ la loro cultura"

Marines costretti al silenzio di fronte agli abusi su bambini ed adolescenti da parte degli ufficiali afghani. Un'inchiesta del New York Times sta facendo scalpore in queste ore in tutto il mondo

Afghanistan: Marines costretti al silenzio sugli abusi sui minori. "E’ la loro cultura"

Marines costretti al silenzio sugli abusi subiti dai bambini in Afghanistan.

Sono questi alcuni degli orrori di guerra denunciati da un’inchiesta condotta dal New York Times. Tutto parte dal racconto di un padre che ha perso il proprio figlio in Afghanistan mentre prestava servizio come militare.

È stato proprio il figlio, Gregory Buckley jr, nella sua ultima telefonata, a sfogarsi con il padre raccontandogli quello a cui era costretto ad assistere. Gli ufficiali afgani, infatti, abusavano regolarmente di bambini e ragazzi che portavano alla base e di cui lui sentiva le urla.

L’ordine però dei diretti superiori era quello di ignorare tutto e mantene il riserbo. “Di notte siamo in grado di sentirli urlare, ma non siamo autorizzati a fare nulla” sono le parole del marines al padre nell’ultima telefonata prima di essere colpito a morte proprio da uno dei ragazzi portati alla base dalla polizia del posto.

Secondo quanto ha riferito il marines, infatti, i superiori avrebbero imposto loro il silenzio, dicendo di “voltarsi dall’altra parte, perché è la loro cultura”. Frasi choc che in queste ore stanno scuotendo il mondo intero.

Purtroppo, in Afghanistan l’abuso di bambini e ragazzi da parte dei militari è una grande realtà di cui tanti sono a conoscenza ma per evitare la quale nessuno interviene. Si tratta di una pratica che ha un vero e proprio nome, Bazi bacha che significa letteralmente “play boy” e nei confronti della quale i marines hanno il preciso ordine di non intervenire in alcun modo.

In passato, infatti, alcuni soldati e marines che si sono ribellati e che hanno denunciato dei loro superiori per aver maltrattato ed abusato di giovani ragazzi sono stati declassati e addirittura spostati, come è successo all’ex comandante delle forze speciali Dan Quinn, che quattro anni fa ha denunciato un comandante che aveva segregato un ragazzo legandolo al letto per scopi sessuali e che da allora è stato letteralmente cacciato via dall’arma.

Non si tratta, però, della sola testimonianza che avvalora le tesi di questi marines. Violenze, stupri e sevizie ai danni di bambini e ragazzini sono davvero la quotidianità in Afghanistan e nessuno fa nulla per cambiare le cose.

Continua a leggere su Fidelity News