Riforma pensioni 2019: le nuove misure di flessibilità da quota 100 a opzione donna, alla proroga dell’Ape sociale

Il riavvio dell’operazione busta arancione è propedeutico all'approvazione nel 2019 di nuove opzioni di prepensionamento, con le quali partirà l’operazione di superamento della legge Fornero.

Riforma pensioni 2019: le nuove misure di flessibilità da quota 100 a opzione donna, alla proroga dell’Ape sociale

Da un lato la busta arancione, che permetterà ad ogni lavoratore di conoscere con precisione quale sarà il proprio destino previdenziale tramite la via di pensionamento ordinaria, dall’altro le nuove opzioni di uscita anticipata dal lavoro, che rappresenteranno delle occasioni di flessibilità attese da tempo. Sono queste le due novità che nel breve termine sembrano coinvolgere chi si sta avvicinando alla quiescenza.

Al centro resta ovviamente il lavoratore chiamato a prendere una scelta non semplice all’interno di un contesto in veloce cambiamento. Infatti, anche avendo i requisiti utili per poter cogliere una delle nuove possibilità in corso di approvazione tramite la legge di bilancio 2019, bisognerà fare i conti con riduzioni dell’assegno rispetto al pensionamento ordinario, divieti di cumulo tra redditi Inps e attività di lavoro o persino ricalcoli contributivi, come avviene per l’opzione donna. Insomma, anche solo capire se sia meglio restare sul luogo di lavoro o guadagnare l’ingresso nell’Inps richiederà certamente qualche visita al patronato o all’Inps, oltre che un ragionamento ben ponderato.

Pensioni anticipate: verso l’avvio di quota 100 e dell’opzione donna

È in questo contesto che si procede verso l’avvio della nuova quota 100, una misura che consentirà l’uscita dei lavoratori a partire dai 62 anni di età e dai 38 anni di contribuzione. Dalle ultime bozze si evince che il provvedimento coinvolgerà circa 220mila lavoratori privati e 160mila lavoratori pubblici. Con esso vi dovrebbe essere il divieto al cumulo con redditi da lavoro per i primi due anni e l’utilizzo massimo di due anni di contribuzione figurativa per il raggiungimento del requisito d’anzianità contributiva. Non vi sarà ricalcolo contributivo, ma la pensione risulterà più bassa rispetto al pensionamento ordinario per via dei minori versamenti e dei coefficienti di conversione inferiori per la parte contributiva.

Una seconda possibilità riguarda invece il pensionamento anticipato tramite la proroga dell’opzione donna. Secondo le ultime indiscrezioni al riguardo, la misura dovrebbe consentire alle lavoratrici l’uscita anticipata al raggiungimento dei 58 anni di età (un anno in più per coloro che svolgono lavoro autonomo) e 35 anni di versamenti, purché si accetti il ricalcolo contributivo puro. Un vincolo che risulta penalizzante in maniera crescente allo scendere dell’età. Oltre a ciò, bisogna considerare una finestra d’accesso posticipata di 12 mesi (che diventa di 18 mesi per le lavoratrici autonome).

Al fianco di queste due opzioni, si prevede anche la proroga dell’Ape sociale. Quest’ultima è una misura che consente ad una platea ristretta l’uscita a partire dai 63 anni di età e con 30-36 anni di versamenti (a seconda del profilo e della situazione di disagio indicata dal legislatore per l’accesso). Mentre nel 2019 saranno ancora in vigore l’APE volontaria (che però richiede al lavoratore una decurtazione ventennale dell’assegno per la restituzione del prestito a cui è legato il prepensionamento) e la versione aziendale (con la quale è il datore di lavoro a farsi carico del prestito ponte).

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