Riforma pensioni 2019: le info sui tagli agli assegni sopra i 4000 €

Arrivano nuovi dettagli in merito alle ipotesi di intervento sugli assegni d'oro: la decurtazione potrebbe arrivare anche ad un quinto del totale dell'emolumento, ecco i criteri più probabili.

Riforma pensioni 2019: le info sui tagli agli assegni sopra i 4000 €

Il tema del taglio agli assegni d’oro ha occupato un posto importante nella recente discussione riguardante la riforma del sistema previdenziale. La questione è infatti stata messa al centro del dibattito aperto dal Governo giallo-verde in merito al riequilibrio del funzionamento del comparto ed alla ricerca di maggiore equità in favore dei cittadini.

Non stupisce quindi che il provvedimento è visto al contempo come uno degli strumenti principali per fornire finanziamenti e risorse fresche al nuovo reddito di cittadinanza, che dovrebbe trovare attuazione già all’interno della prossima legge di bilancio. Fino ad ora restava però fortemente incerto il quadro tecnico riguardante le regole di funzionamento del futuro taglio. Una situazione che negli ultimi giorni sembra essersi finalmente sbloccata, con il raggiungimento di un accordo tra lega e movimento 5 stelle.

Pensioni d’oro: ecco come potrebbe funzionare il nuovo taglio sopra i 4mila euro

Stante la situazione appena descritta, bisogna innanzitutto sottolineare che le ultime ipotesi si discostano dalle formulazioni iniziali, così come dal meccanismo scelto per tagliare i vitalizi dei parlamentari alla Camera dei Deputati. Secondo le ultime indiscrezioni di stampa, le nuove disposizioni non applicheranno il sistema contributivo, ma piuttosto una riduzione graduale sulla base di diversi parametri.

Si terrà infatti in conto tanto l’entità dei versamenti effettuati presso l’Inps quanto il valore dell’assegno lordo, oltre che l’età nella quale si è maturata l’uscita dal lavoro. Ad una minore età corrisponderà infatti un taglio più elevato, ma il provvedimento sarà modulato per colpire in particolar modo coloro che hanno un trattamento elevato non coperto da un’adeguata contribuzione. 

È chiaro quindi che verrà garantita una sorta di tutela per quei lavoratori che hanno deciso consapevolmente di rimandare la data di uscita dal lavoro, ad esempio non cogliendo una delle diverse opzioni di prepensionamento o quiescenza anticipata che risultavano disponibili nel nostro sistema negli anni passati.

A quanto potrà arrivare la decurtazione e dove saranno indirizzate le risorse raccolte

Per quanto concerne il taglio potenziale, si va da un massimo del 20% (che corrisponderebbe quindi ad un quinto dell’emolumento) ad un minimo di pochi decimi di punti percentuali, ovviamente seguendo lo schema di funzionamento che abbiamo illustrato nel corso dell’articolo e tenendo a mente che il parametro fondamentale (oltre al reddito) sarà l’età maturata al momento del pensionamento.

In merito invece all’entità del provvedimento, la stima prevede di raccogliere all’incirca 500 milioni di euro l’anno (quindi 5 miliardi nel prossimo decennio) su di una platea che dovrebbe toccare poco meno di 160mila pensionati. Risorse che nelle intenzioni dei proponenti saranno utilizzate a sostegno di chi vive situazioni di difficoltà.

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