Pensioni, sale la preoccupazioni sui possibili tagli: colpiti donne e centro-nord

Sul taglio alle pensioni più alte cresce la preoccupazione da parte dell'ala leghista della maggioranza, che si prepara a smontare il piano pentastellato.

Pensioni, sale la preoccupazioni sui possibili tagli: colpiti donne e centro-nord

Siamo ormai arrivati alle porte di settembre, ma ancora non sembra esserci una decisione definitiva sul taglio alle pensioni d’oro che il Governo ha promesso d’attuare con l’avvio dei lavori autunnali. Al contrario, sulla vicenda cresce la tensione all’interno della maggioranza man mano che sale anche la preoccupazione espressa dall’area leghista.

A tornare sulla questione è stato ancora una volta l’economista della Lega Alberto Brambilla, esperto di pensioni e direttore del centro studi “Itinerari previdenziali”. Istituzione attraverso la quale ha fatto il punto della situazione pubblicando un report di quasi quaranta pagine sul possibile intervento di riequilibrio degli assegni pensionistici.

Dal nuovo dossier emerge l’avversità contro la proposta del Movimento 5 Stelle

Stante la situazione appena descritta, quanto riportato all’interno della pubblicazione appena citata mette in evidenza che un accordo sul taglio agli assegni risulti ancora lontano. Il dossier smonta infatti punto su punto le proposte in arrivo dal Movimento 5 Stelle sui futuri tagli da applicare alle pensioni d’oro, individuando quest’ultime negli assegni che superano le 4mila euro nette mensili.

Secondo Brambilla, questa soluzione presenta dei vizi di origine sui quali non è possibile soprassedere e che non possono essere corretti in corso d’opera. “Il ricalcolo delle pensioni cosiddette d’oro o di privilegio, applicando il metodo di calcolo contributivo, così come previsto dal Progetto di legge, non è assolutamente un ricalcolo ma solo una riduzione delle pensioni” spiega Alberto Brambilla, segnalando che in questo modo si agisce con retroattività rispetto alle regole di funzionamento del sistema pensionistico.

Una modalità che si presta a rischi di incostituzionalità e che potrebbe estendersi anche agli assegni più bassi nel caso in cui fosse sdoganata, mentre a livello sostanziale non potrà coincidere con gli effettivi contributi versati. Quindi, è difficile parlare di un vero e proprio ricalcolo, quanto piuttosto di una scorciatoia legata al parametro dell’età di uscita. Con il rischio di penalizzare soprattutto le donne ed i lavoratori precoci delle fabbriche (di cui molti residenti al centro – nord). Una prospettiva che per ovvi motivi appare invisa all’area leghista, la quale piuttosto punta ad approvare un contributo di solidarietà.

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