Pensioni quota 100 e reddito cittadinanza alla prova dei conti: per l’UE la riduzione è insufficiente

Le nuove proposte giunte dal premier Conte sulla riduzione del rapporto deficit / pil e sui tetti alle pensioni flessibili ed agli assegni di welfare potrebbero non essere sufficienti per fermare la procedura d’infrazione.

Pensioni quota 100 e reddito cittadinanza alla prova dei conti: per l’UE la riduzione è insufficiente

Dopo l’ottimismo espresso nella giornata di ieri dal premier Giuseppe Conte in merito al possibile raggiungimento di un accordo con la Commissione europea sulla legge di bilancio 2019 arriva una doccia fredda da Bruxelles. A mettere in dubbio che il piano di intervento sia sufficiente è il Commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, il quale spiega che il quadro della situazione risulterebbe ancora insufficiente.

Non sembrano quindi essere bastate le rassicurazioni in arrivo dal Bel Paese, a partire dalle salvaguardie sulle pensioni anticipate tramite la quota 100 e sul reddito di cittadinanza, che di fatto entreranno in funzione bloccando gli accessi alle misure nel caso in cui si verifichi uno sforamento del budget indicato. Insomma, nella pratica lo sforzo fatto finora dal Governo italiano non sarebbe ancora giudicato utile per poter evitare la procedura d’infrazione, anche se il cambio di direzione rispetto al passato è stato accolto in modo favorevole e con apprezzamento dai tecnici europei.

Pensioni anticipate quota 100 e reddito di cittadinanza, serve un ulteriore sforzo

La ricerca della quadratura del cerchio da parte del Governo italiano era passata per la conferma delle due principali misure inserite nel contratto di governo giallo-verde, ovvero l’avvio del superamento della legge Fornero e del reddito di cittadinanza. Oltre a ciò, l’Italia aveva messo sul tavolo della trattativa anche un piano di dismissioni che avrebbe dovuto portare risorse aggiuntive in seno al bilancio, tanto da far scendere il rapporto tra deficit e pil al 2,04% dal precedente 2,4%.

Sulla questione però il Commissario Moscovici è stato chiaro: “l’Italia dovrebbe compiere ulteriori sforzi per il bilancio 2019”, spiegando che “non ci siamo ancora”. Un passaggio che desta non pochi interrogativi sull’evoluzione della situazione per due motivi. Il primo è che i tempi sono davvero stretti per cercare una nuova mediazione, considerando anche l’accesa dialettica interna all’esecutivo italiano. Non è stato semplice per il premier portare i due vice ad una riduzione del deficit, considerando anche le posizioni espresse nei confronti dell’elettorato nelle scorse settimane. Oltre a ciò, appare scontata l’indisponibilità ad intaccare ulteriormente le iniziative di riforma del welfare e della previdenza, che assorbono una parte importante del budget.

Il secondo punto riguarda la scadenza per l’avvio della procedura d’infrazione, stante che la Commissione UE è chiamata a prendere una decisione entro il 19 dicembre 2018. Una data che appare quanto mai ravvicinata e che sembra quindi togliere spazio utile alla felice prosecuzione della mediazione.

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