Pensioni flessibili a rischio? La quota 41 potrebbe aumentare di un anno e diventare quota 42

Le ultime indiscrezioni in arrivo sul comparto previdenziale parlano di un possibile allungamento della quota 41, che si vedrebbe aggiungere un anno (diventando così quota 42) per garantire la sostenibilità dei conti pubblici.

Pensioni flessibili a rischio? La quota 41 potrebbe aumentare di un anno e diventare quota 42

Resta complicata la situazione dei lavoratori precoci e di coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età, accumulando così decenni di versamenti alle proprie spalle. L’attuale rigidità delle regole di funzionamento del sistema previdenziale continua infatti ad escludere molti lavoratori con oltre 40 anni di contribuzione dalla quiescenza, mentre la misura della nuova quota 41 in corso di approvazione (per la precisione la proposta prevede il raggiungimento dei 41 anni e mezzo di versamenti) sembra incontrare ogni giorno nuove resistenze.

A questa situazione, già di per se stessa complicata, si aggiunge anche l’effetto peggiorativo del prossimo adeguamento all’aspettativa di vita, la cui neutralizzazione non è prevista dal contratto di Governo e che rischia di innalzare i requisiti utili fino ai 42 anni di contribuzione. Un livello molto simile a quello già presente attualmente per la cosiddetta pensione anticipata.

Le nuove quote ed il problema delle risorse da mettere a copertura

Il problema di fondo continua a rimanere quello delle coperture, stante che secondo le ultime rilevazioni in arrivo dall’Inps per poter garantire contemporaneamente l’avvio di una quota 100 (a partire dai 63 anni di età) e di una quota 41 (indipendentemente dall’età anagrafica) servirebbero subito più di 11 miliardi di euro, che diventerebbero a regime oltre 18 miliardi di euro l’anno.

Risorse che sono considerate eccessive dal Mef e che quindi sembrerebbero destinate a suggerire un ripensamento sulle proposte di flessibilizzazione del comparto previdenziale, perlomeno per quanto concerne i criteri di accesso alla quiescenza. Tanto che nel corso delle settimane si sono moltiplicate le ipotesi riguardanti paletti anagrafici o ricalcoli contributivi del futuro assegno.

L’ultima novità in tal senso riguarderebbe una possibile operazione premiale, che garantirebbe in busta paga un incentivo per chi decidesse di rimanere a lavoro nonostante la maturazione dei requisiti utili per il pensionamento. Un’idea che risulterebbe finalizzata a ridurre in via volontaria le uscite dal lavoro (e quindi l’inevitabile impatto delle quiescenze sui conti pubblici).

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