Pensioni d’oro: la proposta di taglio del Governo slitta a settembre

Dall'esecutivo si annuncia il posticipo a settembre della misura di taglio ai cosiddetti assegni d'oro, ovvero a quelle pensioni elevate che non trovano corrispondenza rispetto ai contributi versati.

Pensioni d’oro: la proposta di taglio del Governo slitta a settembre

La discussione sul taglio alle pensioni d’oro slitta dopo che il Ministro del Lavoro Luigi Di Maio ha specificato di aver comunque già definito la proposta operativa. La misura verrà quindi calendarizzata per il prossimo mese. Una scadenza che deve necessariamente tenere conto anche dei provvedimenti che sono stati discussi in queste settimane, a partire dal decreto dignità.

Il capitolo degli assegni elevati non coperti dai contributi passa quindi a settembre e prenderà in stretta osservazione gli emolumenti dei pensionati d’oro ed in particolare degli ex-manager di Stato, di coloro che prendono oltre 4mila euro senza un’adeguata storia contributiva, ma anche degli assegni percepiti in ambito sindacale. “Perché ci sono non pochi privilegi anche per i sindacalisti sulle pensioni. Quindi sarà un provvedimento a 360 gradi che ridarà alle pensioni minime e toglierà alle pensioni d’oro”, conferma l’esponente pentastellato.

Pensioni d’oro: i dettagli resi disponibili fino ad ora

Sull’operazione restano al momento disponibili solo pochi dettagli. Alcune stime emerse nelle scorse settimane parlano di risparmi nell’ordine di 500 milioni per il taglio degli assegni sopra i 4mila euro; denaro che potrebbe essere utilizzato per intervenire in favore dei soggetti più deboli e per rilanciare il lavoro giovanile. Le stime restano al momento ipotetiche, anche perché vanno considerati molteplici fattori (come il fatto che un ricalcolo al ribasso degli assegni produrrà contestualmente anche una minore imposizione fiscale).

Più difficile dire invece quale sarà la strada privilegiata per agire. Se l’idea di partenza era infatti quella di un vero e proprio taglio agli assegni tramite il ricalcolo contributivo, dagli ultimi interventi dell’esperto previdenziale Alberto Brambilla è emersa invece la preferenza leghista per un sistema basato sul contributo di solidarietà. Un meccanismo con il vantaggio di risultare a prova di eventuali ricorsi legali, che non possono essere esclusi da parte dei soggetti destinatari della misura.

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