Pensioni anticipate, l’allarme dell’Upb: con quota 100 tagli dal 5% al 30%

Dai tecnici parlamentari che hanno studiato il dossier delle nuove pensioni anticipate con quota 100 emerge la preoccupazione per il taglio sugli assegni.

Pensioni anticipate, l’allarme dell’Upb: con quota 100 tagli dal 5% al 30%

Destano preoccupazione le valutazioni effettuate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio emerse nella giornata di ieri in merito alla nuova opzione di prepensionamento anticipato tramite la quota 100. Una misura con la quale il Governo si pone l’obiettivo di avviare il superamento della legge Fornero, ma che potrebbe avere un impatto piuttosto pesante sulle tasche dei futuri fruitori. A far emergere le stime è stato in particolare il Presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro, indicando un riscontro preciso per ogni anno di anticipo.

In particolare, chi decidesse di avvalersi della quota 100 con un anno di anticipo andrebbe incontro ad una riduzione dell’assegno di circa il 5% rispetto alla data ordinaria di quiescenza, ma la forbice cresce più che esponenzialmente se si considera che l’anticipo massimo di 4 anni comporta una riduzione superiore al 30%. È chiaro che si tratta di dati che andranno valutati con attenzione dai potenziali richiedenti, considerando che la rimodulazione al ribasso rispetto all’uscita ordinaria dal lavoro risulta permanente (anche perché la nuova opzione è prevista come incompatibile con ulteriori redditi da lavoro).

Le valutazioni riguardanti la platea ed i costi dei nuovi pensionamenti tramite la quota 100

Sempre dallo stesso Ufficio Parlamentare di Bilancio sono emerse anche alcune importanti stime riguardanti i costi della nuova misura di flessibilità e circa la platea dei potenziali aderenti. Secondo le valutazioni dei tecnici parlamentari, non è possibile al momento effettuare una verifica puntuale circa l’adeguatezza dei 6,7 miliardi di euro posti a copertura delle uscite nel 2019 (che diventano 7 miliardi nel 2020). Questo genere di controlli potrà essere infatti effettuato solo a posteriori, dopo che saranno diffuse anche le istruzioni operative.

Per quanto concerne invece la platea dei potenziali aderenti, se fossero confermati i parametri dei 62 anni di età e dei 38 anni di contribuzione si potrebbe stimare fino a 437mila nuove uscite nel 2019, con un aumento della spesa per l’intera platea fino a 13 miliardi di euro a partire dal prossimo anno.

È chiaro che questo quadro, anche alla luce delle decurtazioni che i neo pensionati dovranno sopportare rispetto al pensionamento ordinario, appare comunque finora come una mera ipotesi di studio, stante che la nuova quota 100 resta appunto una misura percorribile su base volontaria.

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