Pensioni anticipate e quota 100: uscire prima conviene?

Sulle pensioni anticipate tramite quota 100 si moltiplicano le ipotesi circa la convenienza della misura, dopo lo scenario di possibili tagli fino al 34% dell'assegno.

Pensioni anticipate e quota 100: uscire prima conviene?

È ormai certo che l’approvazione della nuova legge di bilancio in arrivo entro la fine dell’anno porterà in dote la quota 100, uno strumento di pensionamento anticipato in grado di garantire l’uscita dal lavoro per i lavoratori che hanno compiuto almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Se la discussione parlamentare sembra infatti destinata ora a concentrarsi sui dettagli tecnici e operativi, spetterà ai potenziali richiedenti effettuare una scelta nel breve termine.

Il principale elemento da approfondire, posto il raggiungimento dei requisiti utili per poter accedere al prepensionamento, resta la differenza tra quanto si sarebbe percepito con l’uscita ordinaria rispetto a quella anticipata. È qui che si prospetta la seconda scelta alla quale sono chiamati i lavoratori: forse quella più difficile, se si considera che si prospetta un taglio fino al 34% dell’assegno, soprattutto tenendo a mente che non sarà possibile integrare i redditi con ulteriori attività lavorative, stante il divieto di cumulo a cui sarà legata la quota 100.

L’impatto della nuova opzione di quiescenza sul valore delle future pensioni

A destare maggiore preoccupazione nella platea dei potenziali fruitori della quota 100 vi sarebbero proprio i calcoli sulla perdita che si rischia di dover sopportare rispetto alle uscite secondo le regole della legge Fornero. Un taglio che può partire dal 5% per un solo anno di anticipo e che può arrivare nei casi peggiori ad una stima superiore al 30%. I conteggi vengono suggeriti dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che ha fatto una prima analisi della situazione.

Ma la questione può essere vista anche in modo diverso, perché se è vero che l’assegno risulterà più basso bisogna considerare anche che tramite l’anticipo verrà percepito per più tempo. Un meccanismo che dovrebbe quindi tendere a riequilibrare la situazione nel lungo termine.

È chiaro che una risposta definitiva sulla vicenda non può che essere soggettiva. In primo luogo perché ognuno possiede una storia contributiva diversa e si trova quindi a valutare in modo differente una potenziale uscita dal lavoro. In secondo luogo perché la rinuncia ad una parte dell’assegno si deve confrontare con la situazione personale e familiare del pensionando. Insomma, anche avendo i requisiti utili per aderire alla quota 100 l’eventuale prepensionamento dovrà risultare una decisione da maturare con molta attenzione.

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