Pensioni anticipate e Quota 100: stop alle uscite dopo 300 mila pratiche

La discussione sulla tenuta dei conti pubblici ha portato a ridurre gli stanziamenti per le nuove pensioni anticipate tramite la quota 100: la dotazione scende a 4,7 miliardi di euro, ma si riduce anche la platea delle uscite.

Pensioni anticipate e Quota 100: stop alle uscite dopo 300 mila pratiche

Il pacchetto di riforma del sistema previdenziale si sta scontrando contro le critiche in arrivo da Bruxelles, ma se il nodo della tenuta dei conti non sembra essere stato ancora sciolto definitivamente, le ultime modifiche proposte sembrano aver avuto già delle conseguenze precise sulla platea di coloro che nel 2019 potranno accedere alle uscite anticipate con la nuova opzione della quota 100 (cioè maturando almeno 62 anni di età e 38 anni di contribuzione).

Nella pratica, la nuova misura di prepensionamento dovrebbe avviare al pensionamento anticipato circa 300 mila persone: la relazione tecnica parla infatti di una stima all’85% rispetto alla platea massima di 360 mila lavoratori. Ma l’esecutivo rassicura ulteriormente le controparti europee spiegando che i richiedenti saranno effettivamente meno di quelli stimati, stante la presenza di vincoli all’accesso come l’incumulabilità con ulteriori redditi da lavoro e la riduzione dell’assegno rispetto alla quiescenza ordinaria.

Riforma pensioni e legge di bilancio 2019: i dettagli delle misure dopo Natale

Per riuscire a capire quale sarà il quadro definitivo della situazione non bisognerà comunque attendere ancora molto. I dettagli sul meccanismo di funzionamento della nuova quota 100 arriveranno necessariamente dopo Natale, e comunque entro la fine dell’anno. Sulla misura pesano infatti le scadenze per l’approvazione della legge di bilancio 2019, mentre entro il prossimo 19 dicembre il Governo dovrà trovare un accordo con l’Unione Europea finalizzato ad evitare l’apertura di un’eventuale procedura d’infrazione.

In questo senso, una delle carte giocate dall’esecutivo italiano sulla partita in corso riguarda proprio la platea dei potenziali aderenti, fissata a 300mila unità. L’opzione sarà infatti avviata assieme ad un tetto garantito dalle finestre di uscita, che si attiverà nel momento in cui il flusso di pratiche inviate all’Inps dovesse risultare superiore a quello preventivato. Mentre nel caso in cui le richieste dovessero risultare nella norma, i costi saranno comunque contenuti grazie alle finestre di maturazione (le uscite effettive partiranno non prima di aprile 2019 per chi lavora nel privato e dal mese di luglio 2019 nel pubblico).

Infine, l’ulteriore salvaguardia rispetto ad una spesa massima di 4,7 miliardi di euro sarà garantita in modo indiretto dai già citati disincentivi. La non cumulabilità dei redditi prevede l’esclusione dei futuri pensionati dalla vita lavorativa attiva (salvo una franchigia di 5 mila euro per le prestazioni occasionali). Mentre a fare la differenza in tal senso potrebbe essere anche la perdita sull’importo della pensione erogata, visto che l’assegno può ridursi in modo permanente di una percentuale a doppia cifra rispetto all’uscita di vecchiaia.

Continua a leggere su Fidelity News