Pensioni anticipate e Quota 100: attenzione alle valutazioni, si perde fino ad un terzo

Attesa la firma sul decreto riguardante l’avvio delle pensioni tramite la quota 100. Nel frattempo i lavoratori intenzionati ad aderire si trovano a dover fare i conti sulle perdite potenziali, soprattutto se dispongono di altre opzioni di uscita.

Pensioni anticipate e Quota 100: attenzione alle valutazioni, si perde fino ad un terzo

Manca ormai solo qualche limatura alla bozza del decreto riguardante il pacchetto di riforma del sistema previdenziale, contenente il nuovo meccanismo di pensionamento anticipato tramite la quota 100. Il testo sarà discusso ed approvato in settimana dal consiglio del Ministri, mentre non sono attese grosse novità rispetto alle bozze circolate sulla stampa specializzata nelle ultime ore.

Con l’approvazione dell’esecutivo e la pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale sarà quindi tutto correttamente predisposto affinché possano partire le nuove pensioni anticipate dai 62 anni di età e 38 anni di contribuzione. Ma anche se il Governo stima una platea potenziale di oltre 400mila aderenti, non è detto che tutti i lavoratori abbiano un’effettiva convenienza a seguire questa strada. La questione della differenza tra platea potenziale ed effettiva terrà probabilmente banco nei prossimi mesi e sarà dirimente per comprendere se ci troviamo davanti ad una vera flessibilità previdenziale o se l’opzione sarà considerata con scarsa attenzione da parte dei pensionandi potenzialmente coinvolti.

Il nodo delle perdite rispetto alla pensione ordinaria

A destare qualche dubbio non sarebbero solo le modalità di fruizione della misura, stante la scelta legislativa dei criteri di partenza (i già citati 62 anni di età e 38 anni di versamenti) oltre a quella di costituire delle finestre mobili che di fatto renderebbero disponibile il pensionamento con uno slittamento di qualche mese ai lavoratori (i primi assegni sono attesi a partire da aprile 2019).

Ciò che può destare preoccupazione è la perdita potenziale rispetto all’assegno maturato con le regole della legge Fornero. Un taglio che risulta naturale, visto che si verseranno meno contributi e che la pensione verrà erogata dall’Inps per un periodo più lungo, ma che risulterà permanente per via del vincolo ostativo (fino ai 67 anni di età) rispetto alla possibilità di proseguire l’attività lavorativa o di avviarne una autonoma.

Secondo i calcoli resi noti dall’Ufficio Parlamentare di bilancio, la perdita sul futuro assegno potrebbe arrivare anche al 30% dell’importo rispetto a chi richiederà il massimo anticipo. Così, può avere senso effettuare una valutazione attenta, soprattutto nel caso sia a portata di mano una modalità di quiescenza in grado di garantire un assegno più alto. Anche solo agganciarsi alla pensione anticipata della legge Fornero potrebbe infatti permettere la maturazione di un assegno più alto e lasciare aperta la possibilità di cumulare l’emolumento con altri redditi da lavoro.

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