Pensioni anticipate e opzione donna: Governo verso proroga dai 58 anni di età e 35 anni di versamenti

Con le nuove pensioni anticipate disponibili in legge di bilancio 2019 arriverà anche la proroga dell’opzione donna: ecco come cambieranno i requisiti di accesso.

Pensioni anticipate e opzione donna: Governo verso proroga dai 58 anni di età e 35 anni di versamenti

Negli scorsi giorni dall’esecutivo è arrivata l’ennesima conferma in merito ai provvedimenti di flessibilità che verranno confermati con l’approvazione della legge di bilancio 2019. Tra questi figura la cosiddetta opzione donna, ovvero una misura già nota e partita nel passato in via sperimentale per chi aveva maturato i requisiti dal primo gennaio del 2008 al 31 dicembre del 2015, oltre che rivolta in particolare alle donne con specifici requisiti.

Il provvedimento era di natura sperimentale, pertanto veniva rivolto ad una parte ristretta della platea delle lavoratrici. In questi anni però l’interesse è stato tale da spingere il legislatore verso l’approvazione di una seconda versione, che però disporrà di requisiti d’accesso maggiormente stringenti (anche tenendo conto della mutata situazione del contesto lavorativo).

Pensioni anticipate e nuova proroga opzione donna: ecco come cambiano i requisiti di accesso

Esplorando in modo specifico la questione dei nuovi vincoli di accesso alla misura, per poter fruire della proroga opzione donna sarà necessario maturare almeno 58 anni di età e 35 anni di contribuzione (un anno in più, quindi 59 anni, se lavoratrici autonome). Con la vecchia versione di opzione donna era invece possibile accedere all’Inps con 57 anni di età (un anno in più se autonome) ed ancora 35 anni di versamenti (questo secondo parametro resta quindi invariato). Da notare che la pensione verrà comunque ricalcolata secondo il sistema del contributivo puro.

Quest’ultimo punto dovrà essere verificato con attenzione dalle possibili richiedenti, stante la possibile penalizzazione che potrebbe andare a colpire soprattutto coloro che accedono con un’età anagrafica più bassa. I coefficienti di conversione del montante in rendita vanno infatti a penalizzare in particolar modo coloro che hanno un parametro anagrafico più basso, visto che l’assegno verrà incassato più a lungo.

Oltre a ciò, bisogna considerare che in aggiunta al meccanismo di ricalcolo esiste una seconda strettoia data da una finestra posticipata di decorrenza, che corrisponde a 12 mesi per le lavoratrici ordinarie ed a 18 mesi per le autonome. Per questi motivi, prima di procedere all’invio della domanda sarà comunque necessario effettuare un’approfondita valutazione della situazione, visto che la scelta risulta irreversibile.

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