Pensioni anticipate 2019 e Quota 100: i dubbi sui conti e sulla convenienza

Sulle pensioni anticipate tramite la quota 100 in LdB2019 si moltiplicano i dubbi dei tecnici. Tra le ultime ipotesi in circolazione figurano infatti limiti e penalizzazioni che potrebbero rendere inefficace la misura.

Pensioni anticipate 2019 e Quota 100: i dubbi sui conti e sulla convenienza

La nuova flessibilità in uscita dal lavoro tramite la legge di bilancio 2019 sembra ormai destinata a passare per la quota 100, ma non tutti appaiono finora entusiasti della misura. A destare particolare preoccupazione sono infatti i vincoli e le penalizzazioni a cui dovrebbero andare incontro i lavoratori, nel caso in cui a settembre fossero confermate le ultime ipotesi in arrivo dalla maggioranza.

Il riferimento va, ad esempio, a quanto suggerito dall’esperto di previdenza di area leghista Alberto Brambilla, il quale ha proposto in diverse occasioni di vincolare l’accesso alla misura ai 64 anni di età (quindi con 36 anni di contribuzione al fine di raggiungere la quota 100). Allo stesso tempo si suggerisce di legare il provvedimento ad un ricalcolo parzialmente contributivo dei versamenti, che dovrebbe consentire di limitare il peso delle uscite rispetto ai bilanci pubblici. Provvedimenti che hanno dato il via, come facilmente immaginabile, ad un vero e proprio contraddittorio sull’effettiva potenzialità ed efficacia della misura.

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Purtroppo la nuova flessibilità previdenziale parte in un momento non particolarmente felice per l’economia. Il Governo è infatti chiamato ad avviare le numerose promesse fatte durante la campagna elettorale ed a garantire al contempo la sostenibilità del debito, mentre i mercati cominciano ad avanzare i propri sospetti circa una Manovra poco incline ai vincoli di bilancio.

Basti pensare che assieme alla quota 100 l’esecutivo giallo-verde sta pensando di approvare anche il reddito e le pensioni di cittadinanza, oltre alla nuova flat tax con la quale cominciare a sgravare i cittadini dall’elevato peso della fiscalità italiana. Secondo l’esperto di previdenza Giuliano Cazzola, le prese di posizione di Brambilla dimostrano che la flessibilità deve passare per aggiustamenti “a volte persino severi. Si pensi alla soglia minima di 64 anni e alla possibilità di considerare nell’anzianità (41 anni) solo tre anni di contribuzione figurativa. Oppure all’opzione di vedersi calcolare la pensione applicando il calcolo contributivo dall’inizio del 1996″.

Vincoli e balzelli che rischiano non solo di rendere poco efficaci le misure, ma addirittura ancora più penalizzanti rispetto al pensionamento ordinario tramite le regole tutt’ora in corso, decise con la legge Fornero. Insomma, se è certo che una riforma nel campo previdenziale ci sarà, non vi è ancora sicurezza in merito ad una sua effettiva efficacia.

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