Pace Fiscale: si parte dal 2019, ma non sarà per tutti

Tra le misure che il Governo avvierà nella nuova Manovra ci sarà anche la pace fiscale: emergono le prime anticipazioni al riguardo, ecco i criteri per capire se si risulta esclusi.

Pace Fiscale: si parte dal 2019, ma non sarà per tutti

A partire dal prossimo anno potrebbero arrivare importanti novità anche riguardo le pendenze con il fisco, tramite un provvedimento in Legge di bilancio 2019 definito come “pace fiscale”; in questo modo si dovrebbero aiutare i contribuenti a trovare un accordo in merito alle posizioni debitorie. Il Governo ha già annunciato che non si tratterà di un condono, pertanto la differenza rispetto ad operazioni simili già avvenute in passato si riscontrerà soprattutto a livello di requisiti.

Dalle ultime indiscrezioni della stampa specializzata emerge la presenza di un limite massimo di debito residuo per poter usufruire del provvedimento; non è ancora chiaro se ogni singolo richiedente sarà valutato in base alla somma di tutte le cartelle, oppure se quest’ultime verranno gestite singolarmente. Tra i criteri di esclusione vi sarebbero le pratiche che risultano pendenti in Cassazione (all’incirca un decimo del totale). Un altro aspetto da approfondire è se potranno rientrare anche i debiti dovuti agli enti previdenziali, oppure per i mancati pagamenti dei tributi destinati agli locali.

Complessivamente, la convenienza della pace fiscale potrà dipendere da quattro diversi criteri: il totale delle somme contestate dal fisco, la presenza di un contenzioso, l’eventuale sussistenza di debiti per l’Iva ed il raccordo con i provvedimenti di rottamazione delle cartelle già in corso.

La soglia e le aliquote della pace fiscale 2019

Il criterio di partenza per l’avvio del provvedimento resterà comunque la soglia di riferimento, portata a 500mila euro (dalle precedenti 100mila), sebbene l’ala leghista avrebbe voluto innalzare la cifra fino al milione di euro. Resta il fatto che quasi la totalità dei contribuenti deve far fronte a cartelle inferiori alle 100mila euro, pertanto una buona parte degli arretrati dipendono dai cosiddetti grandi evasori.

Quest’ultimo elemento pone dei dubbi sulla reale efficacia del provvedimento. Non tanto dal punto di vista dei cittadini, quanto rispetto alle risorse che lo Stato riuscirà effettivamente ad incassare e di consolidare all’interno del bilancio pubblico. Bisogna infatti ricordare che il denaro raccolto sarà indirizzato al sostegno delle diverse misure di riforma previdenziali e di welfare su cui si è impegnato l’esecutivo con la nuova Manovra.

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