Russia, omicidio Nemtsov: ora il mondo chiede il colpevole

Fioccano condanne da tutto il mondo occidentale in relazione all'omicidio di Boris Nemtsov, fervente oppositore di Putin assassinato ieri sera a Mosca. Ma le parole piĂą dure arrivano proprio da chi sa bene come funzionano certe cose, nella gelida Russia

Russia, omicidio Nemtsov: ora il mondo chiede il colpevole

L’omicidio di Boris Nemtsov, leader dell’opposizione russa, ha destato pesanti reazioni di indignazione in tutto il mondo, ed i vertici delle maggiori potenze occidentali ora esigono che venga identificato il mandante del delitto. Nemtsov, che in passato aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente ai tempi del mandato di Etlsin, avrebbe dovuto guidare una manifestazione di protesta nei confronti della posizione assunta dal Cremlino in relazione alla crisi Ucraina, in programma per la giornata di domani. L’evento, che aveva assunto il nome di Marcia di Primavera, è stato ovviamente annullato, ed al suo posto il governo ha deciso di indire una manifestazione proprio in memoria della defunta icona del Solidarnost, uno dei maggiori movimenti antiputiniani del Paese.

Ciò che tutti sospettano, ma che nessuno afferma pubblicamente onde evitare lo scatenarsi di una crisi diplomatica, è il coinvolgimento dello stesso Putin nell’omicidio. Ma Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, s’affretta a smontare questa ipotesi, attaccandone il possibile movente: “Se prendiamo in considerazione il livello di popolarità di Putin, allora in generale Nemtsov era piuttosto un comune cittadino”. Insomma, la posizione ufficiale del governo russo è che per il Presidente in carica, Nemtsov non rappresentava in alcun modo una minaccia. Ma la realtà è che il promotore del Solidarnost era diventato una figura molto fastidiosa all’interno degli intricati meccanismo politici della Russia, a tal punto che egli stesso, lo scorso 10 Febbraio, aveva confessato (nell’ambito di un’intervista riportata da Sobesednik.ru) “Ho paura che (Vladimir) Putin voglia uccidermi”. Il giornalista russo Sergej Parkhomenko, confidente di Nemtsov, aveva inoltre reso noto attraverso Facebook che: “La notte spegneva sempre il cellulare, perché lo chiamavano di continuo minacciandolo e offendendolo”.

Anche la madre stessa del politico assassinato era fortemente in apprensione, cosa resa nota sempre da Nemtsov nel corso della sua intervista a Sobesednik.ru: “La chiamo regolarmente e mi dice <<Figliolo, quando smetterai di criticare Putin? Ti ucciderà>>”. Ma lo stesso 55enne nativo di Sochi, citando ancora gli insegnamenti materni, aveva parallelamente declinato ogni invito a farsi da parte: “Mia madre mi ha sempre insegnato che bisogna difendere la propria posizione, essere indipendenti ed autonomi […] Non ho altra scelta, non vorrei sembrare un vigliacco che sparisce da qualche parte”.

Ma i coraggiosi, in questi casi, spesso non fanno una bella fine. Così, verso la mezzanotte di ieri, 27 Febbraio, nei pressi del grande ponte di pietra Zamoskvoretsk (Mosca), Nemtsov si è ritrovato riverso al suolo, il maglione sollevato, quattro fori di proiettile nel torace. Ed agenti della polizia scientifica tutt’intorno. La giornata di ieri, era anche quella dedicata ai festeggiamenti dei servizi segreti. Si è trattato di un’esecuzione in piena regola, portata avanti con ogni probabilità da professionisti del mestiere: rapida, efficace, impeccabile. Nessuna vittima collaterale della sparatoria, nemmeno ferita di striscio, neanche tra coloro che erano con Netmsov al momento dell’agguato. Gli assalitori si sono poi dileguati nella notte, senza lasciare tracce. Un lavoro apparentemente perfetto.

Putin, che si è affrettato a definire l’accaduto come “un brutale assassinio”, lancia accuse a destra e a manca, tirando in ballo persino i fondamentalisti islamici. Scrive un telegramma alla madre del defunto leader liberal-democratico, Dina Eydman, promettendole che “sarà fatto tutto il possibile perché gli organizzatori e autori di questo vile e cinico omicidio siano puniti”. Ma dalla Russia si levano voci contrastanti. Se l’attuale Premier si tira fuori dalla vicenda, ponendosi di fatto come “parte lesa di un presunto complotto esterno contro la Russia”, l’ex Premier Mikhail Kasyanov ha dichiarato: “Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo”. Non si azzarda a fare nomi. Conoscendolo, non ce n’è bisogno. Così come non ne fa Vladimir Ryzhkov, co-fondatore del partito liberale insieme allo stesso Boris Nemtsov. Ma leggendo tra le righe, l’accusa si esplica da sé: “Responsabile dell’omicidio è il clima fascista che il potere ha scatenato contro l’opposizione con la sua Quinta Colonna, il nuovo movimento russo dichiaratamente anti-Majdan”.

Sconvolto ed affranto anche il Premier ucraino Poroshenko, ben consapevole di avere appena perso uno dei suoi più grandi alleati nella lotta contro il regime di Mosca, smanioso di annettere nuovamente l’ex granaio dell’Unione Sovietica ai propri domini: “Era un ponte tra l’Ucraina e la Russia. Gli spari degli assassini lo hanno distrutto. Credo non per caso”. “Non mi sorprende che sia stato ucciso. Mi sorprende che non fosse successo finora”, ha rincarato la dose b, ex presidente georgiano, che ha reso noto come Nemtsov stesse lavorando ad un dossier che aveva lo scopo di rendere noto a tutto il mondo, nero su bianco, l’operato oscuro del governo di Mosca riguardo alla crisi in Ucraina. “Non sono sorpreso che sia stato ucciso-continua Saakashvili-perché stiamo parlando di uno Stato mafioso”.

Diplomatiche e molto prudenti sono invece le parole di Mattarella a riguardo, il quale si è limitato a decantare le lodi del defunto, ricordando che “con Nemtsov scompare una figura significativa ed un autorevole esponente dell’opposizione in Russia”, ed auspicandosi che possa venire chiarezza sul “brutale assassinio” dello scomodo politico. Parole al miele arrivano anche dall’altra parte dell’oceano, con Obama che ha definito Nemtsov come “un infaticabile difensore del suo Paese che cercava per i propri concittadini i diritti che spettano a tutti”, dichiarando pubblicamente di aver “ammirato il coraggioso impegno di Nemtsov nella lotta alla corruzione in Russia”.

Il Presidente francese Hollande si accoda alle lodi di rito, definendo Nemtsov “un coraggioso e infaticabile difensore della democrazia che era impegnato nella lotta contro la corruzione”, mentre la Merkel ha esortato Putin ad “assicurarsi che su questo assassinio sia fatta luce, e che i responsabili siano chiamati a risponderne”.

Lascia tuttavia una strana sensazione in fondo allo stomaco realizzare come, nonostante le dure condanne arrivate da ogni angolo dell’Occidente in relazione al brutale omicidio di Nemtsov, le voci e le accuse più audaci e cristalline provengano proprio dall’interno del Paese. Dal seno di questa Russia in cui il risultare scomodi ai diktat del Cremlino, può rivelarsi tragicamente fatale.

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