L’associazione “Rompi il silenzio” ha deciso di raccontare la triste storia di due donne di Rimini, per testimoniare l’ennesima violenza in famiglia e l’importanza che l’aiuto fisico e psicologico hanno per queste vittime.
Dopo il fatto avvenuto proprio in questi ultimi mesi, il marito e padre violento è ora finito in manette, ma la donna vittima delle violenze si è tolta la vita alla vigilia dell’udienza che avrebbe confermato l’allontanamento dell’uomo dalla sua vita. A far finire il 57enne in manette, le minacce di morte rivolte alla figlia dopo il suicidio della moglie.
Nonostante la denuncia della madre e della figlia contro l’uomo che per 34 anni ha compiuto violenze fisiche e psicologiche all’intero delle mura domestiche, sono state le minacce di morte rivolte alla figlia che hanno portato all’arresto del 57enne. Il legale dell’uomo, tutt’ora dietro alle sbarre, chiede gli arresti domiciliari affermando che il cliente non è un mostro e che ha minacciato la figlia a causa del grande lutto appena avvenuto della moglie.
Dalla violenza al suicidio
“Rompi il silenzio” è un’associazione che si occupa di supportare e aiutare le vittime di violenze domestiche. Lo scorso settembre una madre e la figlia di Rimini rimaste anonime per questioni di privacy, si sono recate presso l’associazione per richiedere aiuto. Così come racconta Paola Gualano, presidente di “Rompi il silenzio“, è stata la figlia a giocare un ruolo cruciale. La giovane donna sarebbe riuscita a convincere la madre a reagire dopo i 34 lunghi anni di violenze subite. Le due sono state condotte in una casa segreta mentre con l’aiuto dell’associazione hanno denunciato ufficialmente l’uomo e chiesto l’allontanamento.
Era la vigilia dell’udienza che avrebbe confermato il divieto all’uomo di avvicinarsi alle due donne, ma la moglie non è riuscita a reggere il peso di tutti gli anni di violenza subiti e ha così tentato il suicidio. Nonostante abbia lottato tra la vita e la morte per qualche giorno, è poi morta.
Il 57enne, dopo il sucidio della moglie, si sarebbe recato dalla figlia minacciandola di morte essendo stata lei ad aver dato la forza alla madre di reagire alle violenze. Sono state queste minacce a portate all’arresto dell’uomo che ora chiede gli arresti domiciliari affermando di aver pronunciato quelle parole a causa del forte dolore provato per l’improvvisa morte della moglie. Il legale dell’uomo sottolinea la mancanza di denuncie antecedenti a quella avvenuta nel mese di settembre, come testimonianza delle buone intenzioni del cliente che si definisce innocente.
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