Pranzo a scuola: risolto il caso di Benevento

Il panino diventa “libero” in tutte le scuole pubbliche di Benevento, lo ha siglato il Consiglio di Stato. L'avvocato Vecchione che ha seguito il caso: "la decisione è destinata ad avere un respiro di carattere nazionale"

Pranzo a scuola: risolto il caso di Benevento

Decade in maniera definitiva il regolamento sulla mensa pubblica, imposto dalla giunta guidata da Clemente Mastella, per le scuole di Benevento. Il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza che conferma quanto il Tar Campania aveva già deciso: il pasto portato da casa è un diritto alternativo “al servizio di refezione scolastica comunale“. 

L’avvocato Giorgio Vecchione, legale della cinquantina di “genitori che avevano fatto ricorso contro il regolamento del Comune di Benevento” per poter avere una alternativa al servizio di refezione scolastica, come si legge in Ilsole24ore.com, ha assicurato che il Consiglio di Stato “ha messo il suo sigillo“, la questione è chiusa e i genitori hanno vinto la loro battaglia.

L’iter per arrivare alla Sentenza definitiva

Il 13 marzo 2018 il Tar Campania aveva annullato il regolamento con una sentenza, l’ultima speranza per il Comune di Benevento era il ricorso in appello, tentativo risultato vano, la sentenza infatti è stata confermata e il ricorso è stato respinto dal Consiglio di Stato.

Secondo l’avvocato Vecchione quanto i supremi giudici amministrativi hanno deciso sulla libertà di portare il proprio pasto da casa nelle scuole pubbliche avrà una ricaduta molto più ampia “destinata ad avere un respiro di carattere nazionale”. Ha aggiunto poi che il supremo giudice amministrativo, insieme alla consolidata giurisprudenza civile ed amministrativa dovranno orientare le scelte dei vari dirigenti scolastici e amministratori locali.

Tra le idee più interessanti, raccolte, sottolinea l’avvocato Vecchione, ci sono alcuni fondamentali principi sanciti dal supremo giudice di giustizia amministrativa, primo tra tutti la separazione dei compiti descritta come una “incompetenza assoluta dei Comuni di incidere sull’organizzazione scolastica e sull’autonomia dei dirigenti” a cui, di conseguenza, segue “il giudizio di assoluta irragionevolezza della scelta operata dall’amministrazione comunale” che a ricercarne le motivazioni per sostenerla se ne ricava ben poco di sostanziale, sono “mere esigenze di economicità di un servizio generale esternalizzato.

Continua a leggere su Fidelity News