Ponte Morandi: psicologa e sfollata aiuta il quartiere

Monica Marinelli racconta quel che è successo sotto il ponte Morandi al momento del crollo. Di professione psicologa aiuta la gente del quartiere a superare questa dura prova

Ponte Morandi: psicologa e sfollata aiuta il quartiere

Lucidità e jeans, documenti e borsa, già pronta, e pc…il ponte incriminato, il ponte Morandi, stava incerto sopra la sua testa e quella dei suoi genitori. Tutto quello che rimaneva da fare – mentre il numero dei morti annunciati cresceva – era mettersi in salvo prima che il ponte si piegasse del tutto rinunciando a quell’ultimo tratto di cemento che lo sosteneva tra cielo e terra. E’ questa la storia di Monica Marinelli, raccontata all’Adnkronos. 

Il civico 16 di via Porro, dove abita la psicologa Marinelli, si trova nell’area rossa degli sfollati, 559 persone in tutto. Molte di queste persone, grazie all’impegno di Enti locali e istituzioni hanno già un tetto sicuro, altri sono in attesa di una sistemazione dignitosa. Nessuno dimenticherà la tragedia vissuta una settimana fa in prima persona.

La signora Marinelli ha raccontato all’Adnkronos quello che ha vissuto in quegli attimi. Mentre, in casa stava leggendo, è arrivato un forte temporale con tuoni, poi un rumore più forte. Abitando al piano terra poteva osservare il ponte dalla finestra. L’ha visto sgretolarsi per metà, metà restava in piedi sopra di loro. Difficile dire come sia accaduto, ha raccontato: “penso che qualcosa sia caduto prima, secondo me in base a quello che ho visto io è verosimile che abbiano ceduto prima gli stralli e poi il pilone perché prima un rumore forte c’è stato“.

Subito dopo il disastro Monica, con i suoi genitori che vivevano nello stesso palazzo, è stata ospite della sorella. Ora è in attesa di una nuova abitazione: sola e senza figli, dovrà attendere un po’, ma non si lamenta, anzi ringrazia “i volontari e le istituzioni, il municipio i soccorritori e tutti quelli che dal basso si sono attivati immediatamente“. 

In questi giorni Monica Marinelli non è rimasta con le mani in mano, ma ha cercato di aiutare le persone che come lei vivono il dramma di quanto successo. Pietro Piciocchi, assessore comunale, ha assicurato che è stato attivato un gruppo di psicologi sui due centri in via Buranello e alla scuola Caffaro, e degli assistenti sociali per aiutare le persone a gestire emotivamente l’accaduto. Un’attenzione particolare è rivolta agli anziani. La stessa Monica, dopo essersi fatta aiutare, ora sta coordinando il lavoro, forte del fatto che conosce le persone del quartiere del territorio Certosa.

Fin da subito gli psicologi dell’emergenza, della Croce rossa e quelli dell’ordine di Malta, hanno preso in carico le situazioni di grave scompenso psicologico. Il gruppo di Emdr, specializzato in interventi psicologici d’emergenza causati da eventi traumatici, è intervenuto anche per aiutare i parenti delle vittime.

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