Papa Francesco sul ‘Fine vita’: "Evitare accanimento terapeutico non è eutanasia"

Papa Francesco ha inviato un messaggio alla Pontificia Accademia della Vita: "E' necessario un supplemento di saggezza. E' moralmente lecito sospendere le cure se non sono proporzionali".

Papa Francesco sul ‘Fine vita’: "Evitare accanimento terapeutico non è eutanasia"

Ieri mattina Papa Francesco ha inviato un messaggio a monsignor Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e ai partecipanti al meeting della World Medical Association. Tema generale dell’incontro, organizzato in Vaticano presso l’Aula Vecchia del Sinodo, il “fine-vita“. La medicina oggi – ha scritto Papa Bergoglio – compie interventi sempre più efficaci, anche se non sempre sono risolutivi, a volte sostengono o sostituiscono le funzioni biologiche, senza però promuovere la salute. “Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona“.

Le parole di Papa Francesco e la visione della Chiesa, non aprono le porte all’eutanasia, ma offrono una riflessione sulla dignità dell’essere umano nel momento estremo della sua esistenza terrena e aiutano a considerare che “evitare accanimento terapeutico non è eutanasia“.
I senatori a vita Mario Monti, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia e Renzo Piano colgono le parole del Papa come un’occasione per riproporre in Parlamento una riflessione che diventi chiara normativa sulle “scelte di fine vita“. Già sono state introdotte delle riflessioni sul tema del ‘Testamento Biologico‘, e sono ancora attuali e ora con lo scritto del Papa, secondo i senatori, riacquistano interesse.

Già Pio XII, ricorda Papa Francesco, 60 anni fa parlando ad anestesisti e rianimatori aveva ricordato che “non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene“. Il criterio da considerare diventa il risultato possibile della terapia che dipende dalle condizioni dell’ammalato e dalle sue forze fisiche e morali. Papa Francesco scrive che è questo criterio che fa giungere alla decisione morale di rinuncia all’accanimento terapeutico.

Papa Bergoglio fa notare che i passi della medicina sono stati enormi, capaci di sconfiggere malattie impensabili, di migliorare la salute ottenendo un tempo di vita più duraturo. Volendo la medicina è capace anche, osserva papa Francesco, di protrarre la vita oltre il possibile, nonostante le condizioni della persona. Diventa necessario allora un “supplemento di saggezza” per rinunciare ai mezzi terapeutici se non c’è proporzionalità.

Il Catechismo della Chiesa quando afferma che rinunciando alle cure “non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire“, dice le stesse cose di Papa Francesco. E’ un cambio di prospettiva, afferma sempre il Papa nel suo messaggio, capace di restituire umanità all’accompagnamento del morire. Evitare l’accanimento terapeutico, non attivando mezzi sproporzionati o sospendendone l’uso, significa compiere un’azione etica, che ha un significato diverso dall’eutanasia. Questa, l’eutanasia, rimane in qualunque caso illecita, perché ha come scopo procurare la morte interrompendo la vita.

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