Palermo senza lavoro per il Covid-19: timori di rivolta sociale

Famiglie disagiate, padri senza lavoro e una crisi economica che è solo all'inizio dei suoi effetti devastanti. Da settimane migliaia di persone sono costrette a chiedere buoni spesa o a rivolgersi direttamente alle parrocchie, ma non basta.

Palermo senza lavoro per il Covid-19: timori di rivolta sociale

La pandemia da Covid-19 ha provocato effetti devastanti sulla tenuta sociale ed economica del Paese, e a soffrirne di più sono le fasce più deboli della società. Una delle città più colpite dall’emergenza sanitaria è Palermo, messa in ginocchio dal virus, tanto che moltissime persone, che già facevano fatica a sbarcare il lunario con lavori precari, adesso non hanno nemmeno più da mangiare.

Soprattutto nei quartieri popolari, migliaia di cittadini hanno chiesto aiuto ai servizi sociali, alla Croce Rossa, alle parrocchie, e persino all’esercito per avere derrate alimentari. Solo a Palermo ci sono state 12mila famiglie che hanno presentato l’istanza per ottenere i buoni spesa. Numeri che collocano Palermo al quarto posto in Italia dopo Roma, Napoli e Torino per numero di famiglie già assistite.

Le associazioni di volontariato, in particolare la Croce Rossa, sono state sommerse di richieste per la distribuzione di pacchi alimentari contenenti pasta, legumi, latte, pelati, olio, uova, riso e altri beni di prima necessità. A presentarsi sono state anche molte famiglie che prima avevano un reddito e che adesso si sono trovate improvvisamente senza lavoro né prospettiva.

Davanti a questo scenario da dopoguerra, il comune di Palermo si è detto preoccupato perché teme che le difficoltà economiche possano ripercuotersi sull’ordine sociale. Troppe famiglie palermitane si sono ritrovate dall’oggi al domani disoccupate, con la cassa integrazione che tarda ad arrivare e i morsi della fame che si fanno sentire.

Una situazione a dir poco drammatica che ha spinto don Biagio Conte, che ha fondato a Palermo la missione Speranza e Carità che accoglie 1.100 persone disagiate, a lasciare una dichiarazione dura: “Siamo tutti responsabili di aver realizzato una non corretta e sana società: l’abbiamo resa debole, fragile e molto vulnerabile. Abbiamo trasmesso ai giovani e ai meno giovani un modo di vivere sbagliato fatto di materialismo e consumismo, di piaceri, di divertimento e di esteriorità... Non è giusto vivere così, questa società è malata, anzi queste piaghe delle dipendenze negative sono una continua e interminabile ’pandemia dell’egoismo’ che da anni sta contagiando tanti, tantissimi giovani e compromettendo e mettendo a rischio le nuove e future generazioni”. Difficile dargli torto.

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