Padova, il viceprefetto favoriva la truffa dei migranti. Denunciato

Il vicario avrebbe chiuso un occhio sulla quantità di migranti ospitati nei vari centri di accoglienza in mano alla cooperativa, e avrebbe spifferato l'arrivo delle ispezioni.

Padova, il viceprefetto favoriva la truffa dei migranti. Denunciato

Che dietro il flusso migratorio si nasconda un colossale business, è una verità ormai nota da tempo. Decine di inchieste e indagini lo hanno confermato. Come spiegare altrimenti lo slancio di persone che si improvvisano filantropi prendendosi cura dei profughi accolti in centri di accoglienza diventati vere e proprie miniere di profitti e di guadagni?

Passino i piccoli furbetti da strada che si riciclano come buoni samaritani ma, se nell’affare entrano anche i rappresentanti delle istituzioni, allora il problema si fa serio. Succede allora che il viceprefetto di Padova, Pasquale Aversa, sia stato denunciato con l’accusa di aver favorito la truffa di una cooperativa regionale che si occupava di accogliere migranti e diseredati.

La cooperativa, la Ecofficina Educational, è la più grande associazione ad avere in mano l’intero affare dell’accoglienza dei profughi della Regione Veneto. Un giro vorticoso di denaro che aveva consentito alla società pseudo-filantropica di moltiplicare il suo fatturato, passando da entrate da fame a entrate a sei zeri e passa.

La truffa era di una semplicità disarmante: la cooperativa riempiva i centri fino ai tetti. Dopodiché, intascava i soldi sborsati dalla Regione per l’accudimento dei migranti. E, mentre quest’ultimi vivevano in condizioni inumane, il viceprefetto falsificava i documenti che comprovavano il numero dei presenti, favorendo il giro d’affari della cooperativa.

In un caso, Aversa avrebbe anche fatto risultare nell’ex caserma Prandina solo 40 migranti mentre, in realtà, ne erano stipati il doppio. Non solo: secondo le indagini, l’uomo informava le cooperative anche di ispezioni programmate nei vari centri di accoglienza, permettendo agli imbroglioni di prendere le dovute contromisure.

Secondo gli inquirenti, quello scoperto in Veneto è solo la punta d’iceberg di un fenomeno diffuso e capillare. Un fenomeno trasversale, che vede coinvolti nel business dell’immigrazione faccendieri, imprenditori, albergatori, società private ed enti cattolici che, spesso e volentieri, sono spalleggiati da rappresentati dello Stato. Insomma, è il business dell’accoglienza, bellezza.

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