Nel 1945 un partigiano uccise un seminarista 14enne, la figlia chiede scusa

Settantatré anni dopo l'assassinio di un giovane seminarista, la figlia chiede perdono davanti ai fedeli per le colpe del padre pentitosi in punto di morte.

Nel 1945 un partigiano uccise un seminarista 14enne, la figlia chiede scusa

Settant’anni dopo che il partigiano comunista Giuseppe Corghi è stato giudicato colpevole della morte del seminarista Rolando Rivi, beatificato cinque anni fa da Papa Francesco, la figlia Meris, durante una cerimonia religiosa, chiede perdono per l’assassinio compiuto dal padre insieme ad un altro partigiano. La cerimonia è stata fissata per domenica 15 aprile, a pochi giorni dalla festa della Liberazione, nel paese natale di Rolando Rivi, San Valentino di Castellarano, situato nella bassa reggiana.

Dopo tanti decenni, il territorio della bassa reggiana porta ancora i segni della Resistenza, per questo il vescovo di Reggio Emilia, monsignor Massimo Camisasca, interessato da sempre a pacificare il territorio, ha organizzato la cerimonia religiosa nel settantatreesimo anniversario dal martirio del giovane seminarista. Meris Corghi, con la sua richiesta, rende concreto il Vangelo ma, allo stesso tempo, il suo gesto diventa simbolo per tutta la nazione. 

Nell’occasione, Meris Corghi – dall’altare sotto il quale c’è l’urna di cristallo contenente il corpo del beato Rolando – chiederà sinceramente e pubblicamente perdono. Un gesto scaturito da “l’eredità ricevuta in punto di morte da una anziana zia, la quale a sua volta raccolse le ultime parole del partigiano Corghi, e la confessione che ad uccidere il prete era stato lui e che si pentiva per quello che aveva commesso. Un clamoroso ‘gesto di riconciliazione‘”, come si legge in “ilmessaggero.it“. Alla messa sarà presente anche il partigiano Otello Montanari, che vent’anni fa ebbe il coraggio di parlare. 

Corghi, al tempo dei fatti, era a capo del battaglione Frittelli, divisione Modena Montagna della Brigata Garibaldi. Il 10 aprile del 1945, esattamente 73 anni fa, sequestrò il 14enne seminarista reggiano. Nell’operazione era presente anche il partigiano Delcisio Rioli. Dopo averlo sequestrato, gli tolsero l’abito religioso, e lo sottoposero a torture, umiliazioni, e sevizie. Tre giorni dopo lo portarono in un bosco, dove gli fecero scavare quella che sarebbe stata la sua fossa, quindi lo uccisero. Il giorno seguente indicarono al padre di Rolando, e al cappellano don Alberto Camellini, dove potevano trovare la salma del giovane studente. 

I due partigiani Corghi e Rioli uscirono dal processo con una condanna di 22 anni di pena, ma grazie all’amnistia stabilita da De Gasperi e Togliatti ne scontarono soltanto sei.

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