Mostro di Firenze: un incredibile ritrovamento può oggi riaprire il caso

Le indagini sul Mostro di Firenze potrebbero arrivare ad una svolta. A riaprire il caso è stato un proiettile mai rinvenuto fino ad oggi, riconducibile all’ultimo dei duplici delitti, datato 8 settembre 1985.

Mostro di Firenze: un incredibile ritrovamento può oggi riaprire il caso

Sono trascorsi più di 33 anni dall’ultimo duplice omicidio, ma il Mostro di Firenze continua ancora oggi ad essere un tema di attualità. I crimini avvenuti tra il 1968 e il 1985 hanno segnato l’opinione pubblica, che a seguito di quei delitti seriali scatenò una revisione delle abitudini degli adolescenti, fino a quel momento costretti a trascorrere dei momenti di intimità esclusivamente al di fuori delle mura domestiche. 

A riaprire il caso del più celebre degli omicidi seriali che hanno segnato la cronaca nera nostrana, è stato un proiettile. Non uno qualsiasi, ma quello rimasto conficcato nel cuscino della tenda della coppia francese, l’ultima ad essere rimasta vittima della follia omicida del Mostro.  

Come da ricostruzione dei fatti, Jean Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot avevano deciso di accamparsi in una piccola tenda a forma di igloo nella campagna di San Casciano Val di Pesa, in frazione Scopeti. La coppietta venne poi uccisa in maniera macabra dal Mostro. Il ritrovamento del proiettile è invece avvenuto a seguito di alcuni rilievi richiesti dalla Procura di Firenze, legati ad un’inchiesta coordinata dal pm Luca Turco, e che vede come indagati l’ex legionario Giampiero Vigilanti di 88 anni e il medico Francesco Caccamo di 87.  

Stando al contenuto delle notizie trapelate, si tratterebbe di un colpo andato a vuoto, ma per avere maggiori dettagli è stata richiesta la perizia balistica di rito. Ovviamente ci si concentrerà sulla ricerca di altre tracce organiche, dalle quali ci si augura di poter recuperare del materiale genetico

Ma a destare scalpore è il fatto che il reperto è in condizioni decisamente migliori rispetto a quelli già in mano alla giustizia. Inoltre, potrà essere studiato con delle tecniche molto moderne, non disponibili 33 anni fa. Si spera così di far luce sull’arma utilizzata per i delitti, una Beretta calibro 22, ad oggi mai ritrovata. Anche perché i misteri legati a questi truci omicidi per i quali ad essere stato condannato è stato Pietro Pacciani e i suoi “compagni di merende”, tutti già passati a miglior vita, continuano ad essere decisamente troppi.  

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