Monza, imprenditore fallito a causa dello Stato italiano insolvente

Un imprenditore monzese avanza dallo Stato 4 milioni di euro di crediti ed il Tribunale fallimentare di Monza voleva pignorargli addirittura la casa, ma una folla si è mobilitata in sua difesa ed ha permesso che si bloccasse e rimandasse tutto a giugno.

Monza, imprenditore fallito a causa dello Stato italiano insolvente

Disperata protesta di un imprenditore brianzolo che vanta crediti per 4 milioni di euro da parte dello Stato italiano che, moroso, avvia addirittura le procedure per pignorargli la casa; oltre trecento persone, però, hanno manifestato solidarietà all’imprenditore così, per evitare problemi di ordine pubblico, il prefetto si è visto costretto a bloccare tutto.

All’azienda del 71enne Sergio Bramini spettavano compensi per lavori realizzati soprattutto nell’A.T.O. (Ambiti Territoriali Ottimali) della Sicilia. “Trattandosi di crediti nei confronti della pubblica amministrazione, in teoria l’imprenditore avrebbe potuto cederli alle banche e recuperare il denaro in sei mesi mesi grazie a un meccanismo istituito dal Governo con due decreti nel 2013 e 2014 “ dice Gianmarco Corbetta, senatore grillino.

In realtà lo Stato italiano, in contrasto con l’Unione Europea, non ha riconosciuto gli A.T.O. come pubbliche amministrazioni. Pertanto, il curatore fallimentare ha stralciato il 90% dei crediti vantati dall’azienda equiparando gli A.T.O. a soggetti privati i cui debiti non sono garantiti dallo Stato.

Addirittura, il senatore grillino Corbetta ha deciso di prendere domicilio a casa di Bramini nella speranza di sfruttare l’immunità parlamentare ma pare serva a nulla in caso di esecuzione forzata. Anche il sindaco Dario Allevi aveva fatto in mattinata visita all’uomo, offrendosi come intermediatore con la prefettura per ottenere un rinvio.

Sfratto annunciato e, solo al momento, rinviato, dopo un pomeriggio ad alta tensione. Alle 14 di ieri, le volanti hanno preceduto l’arrivo degli ufficiali giudiziari – che si sono chiusi in casa con l’imprenditore -, i legali e alcuni esponenti politici. Alla fine si è deciso per un rinvio di 45 giorni che ha lasciato una profonda amarezza nell’imprenditore.

Indignata la figlia dell’imprenditore perchè la forza pubblica pare fosse anche pronta ad affidare la sua bambina ai servizi sociali in quanto minore a cui sarebbe venuto a mancare un tetto sulla testa.

L’amara riflessione su quanto siamo poco garantiti è inevitabile…

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