Migranti "Diciotti" trovano ospitalità al centro Auxilium di Ariccia

La Cei ha chiaro che "Questa è una risposta di supplenza" e non può essere "la risposta". Solidarietà ed emergenza, politica e cultura, lavorano insieme in un Paese democratico.

Migranti "Diciotti" trovano ospitalità al centro Auxilium di Ariccia

Il sottosegretario Cei e direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, don Ivan Maffeis ha comunicato all’agenzia dei vescovi italiani (Sir) che dall’hotspot di Messina i migranti della Diciotti, che la Chiesa italiana ha preso in carico, verranno trasferiti nel centro di Ariccia dell’Auxilium, in attesa di essere ospitati nelle tante diocesi che hanno dato la disponibilità: Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, Rossano Calabro…”, citando le diocesi di cui il sacerdote è a conoscenza. Ricorda inoltre che la Chiesa italiana, nelle varie strutture delle diocesi, accoglie già oltre 26 mila persone.

Don Maffeis ci tiene a chiarire che “Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico matura attraverso ben altri processi”. Allo stesso tempo, si dice convinto che le risposte di solidarietà e di umanità, come quella che sta attualizzando la Chiesa, possono aiutare il Paese a sviluppare una cultura dell’accoglienza.

Vista la situazione di stallo in cui queste persone si trovavano, e da diversi giorni, la presidenza Cei ha cercato una risoluzione dignitosa, veloce e concreta. Comunicati ed appelli generici ormai non erano più in grado di risolvere nulla, cosa che poteva fare invece “una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva ed immediata“.

Molte diocesi si sono rese disponibili “spontaneamente” ad accogliere i migranti, senza dover forzare con appelli i vari vescovi. Quanti saranno i migranti accolti dalla Cei ancora non è chiaro: “La Chiesa italiana – afferma sempre don Maffeis – è disposta a prendere tutti quelli che hanno necessità”: non è importante sapere quanti sono, ma accoglierli!

Don Maffeis spiega poi i processi di maturazione di un Paese democratico, indicando “livelli diversi” per affrontare il tema dell’immigrazione. La solidarietà e l’emergenza sono un primo livello necessario, ma i fenomeni di questa portata, non vanno risolti solo così. La politica e la cultura di un Paese devono interrogarsi e divenire partecipi di quanto accade. La solidarietà e l’emergenza, la politica e la cultura, dunque, devono collaborare e non restare ad attendere “che maturino politiche o culture dell’accoglienza che superino la globalizzazione dell’indifferenza“.

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