Maxi risarcimento: donna morta di tumore per fumo passivo al lavoro

La Regione Sicilia è stata condannata a pagare un risarcimento record alla famiglia di una donna morta di tumore dopo aver lavorato 21 anni in ufficio a stretto contatto con colleghi fumatori.

Maxi risarcimento: donna morta di tumore per fumo passivo al lavoro

Lucia Lo Conti non fumava, neppure una sigaretta in tutta la sua vita, nessuno in famiglia aveva quel vizio: aveva solo condiviso l’ufficio con colleghi fumatori per 21 anni. “Mi uccideranno” diceva spesso ai suoi sei figli: nel 2004, è morta a 50 anni per un tumore ai polmoni, ed è stato acclarato che il fumo passivo inalato al lavoro ha influito nella formazione del cancro.

La funzionaria, impiegata alla Soprintendenza ai Beni culturali dal 1979 al 2000, lottò strenuamente contro i colleghi fumatori che con lei condivisero le piccole stanze prive di aerazione: la legge antifumo sui posti di lavoro non esisteva, e le sue proteste cadevano nel vuoto. 

Lucia si era battuta per anni, per ottenere un ufficio senza fumatori e, dopo 14 anni, venne spostata in un altro ufficio a contatto col pubblico. Erano gli anni novanta, gli utenti fumavano, e non esisteva alcun divieto. Nel 2000, le venne affidata la Presidenza ma, nel 2001, iniziò ad avere forti dolori al petto. La diagnosi non lasciava speranze: adenocarcinoma polmonare. “Lei era già certa che sarebbe stato un cancro“, ha raccontato la figlia Gabriella. Quando era ancora in servizio, già gravemente malata, fece richiesta per avere riconosciuta la causa di servizio: non le venne concessa.

Lucia è morta a casa il 13 novembre 2004, circondata dai suoi cari. Il giudice monocratico Riccardo Trombetta, che ha condannato la Regione, ha sottolineato come il codice civileimpone al datore di lavoro di adottare tutte le misure idonee a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore“. L’esposizione al fumo passivo è stata riconosciuta per soli cinque anni: il consulente nominato dal tribunale ha indicato nel 15-20 per cento l’incidenza sullo sviluppo della malattia.

Il tribunale ha condannato la Regione a risarcire il marito e i sei figli della donna con un milione e mezzo di euro. L’ufficio legislativo e legale della Regione non ha fatto appello, e la sentenza è definitiva. Era stata la stessa Lucia, prima di morire, a preparare la relazione per far causa al suo datore di lavoro.

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