Massimo Bossetti, la difesa porta 23 punti sulla sua innocenza

Il 12 ottobre l'udienza per il futuro di Massimo Bossetti. La difesa è pronta a portare 23 motivi che testimoniano l'innocenza dell'uomo accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio.

Massimo Bossetti, la difesa porta 23 punti sulla sua innocenza

Il delitto della piccola Yara Gambirasio ha fatto molto parlare durante questi ultimi anni, così come l’accusa di Massimo Bossetti, successivamente ammanettato e dichiarato l’unico colpevole di questa storia. A rendere questo tragico assasinio famoso oltre alla giovanissima età della vittima, sono state anche le prove tanto cercare e discusse dalla difesa di Bossetti. Prove che, a detta della difesa, non possono colpevolizzare il loro cliente non essendo state procurate in modo corretto.

Dopo moltissime udienze, il 12 ottobre si terrà l’udienza pubblica dove la corte esaminerà i ricorsi presentati contro il verdetto d’appello: l’ergastolo per Massimo Bossetti, unico indagato in questo terribile omicidio. La difesa di Bossetti ha già annunciato che porterà ben 23 punti a favore dell’innocenza del suo cliente.

Il delitto di Yara

Era il 26 novembre 2010 quando la piccola Yara scomparve dal suo paesino in provincia di Bergamo, Brembate di Sopra.
Da quanto è stato ricostruito dagli inquirenti, la giovane sembrerebbe essere uscita dalla palestra dove praticava ginnastica artistica verso fine giornata, e da qui le sue tracce si perdono. Alcune indiscrezioni però, vorrebbero che la ragazza non fosse mai uscita da quella palestra, e che l’omicidio fosse avvenuto proprio tra quelle mura.

Gli allenamenti della ragazza si sarebbero conclusi tra le 18:44 e le 18:49. Il suo cellulare viene agganciato da una cella di Mapello, l’ultimo segnale che si ha proveniente dal telefonino della vittima. Le ricerche del corpo di Yara durano tre mesi, fino al 26 febbraio 2011 quando viene ritrovato il suo corpo provo di vita a 10 chilometri da Brembate di Sopra, presso Chignolo d’Isola, in mezzo ad un campo. La vittima presenta terribili le ferite: numerosi colpi di spranga ad un trauma cranico, una ferita al collo e almeno sei su tutto il corpo.

Le indagini proseguono, e solo nel 16 giugno 2014 viene arrestato Massimo Bossetti, un muratore di 44 anni che secondo la procura è stato incastrato dalla presenza del suo DNA sul corpo di Yara, che coincideva con “ignoto 1” successivamente identificato come il padre defunto dell’uomo. Oltre ad essere stato incriminato per un delitto tanto crudele, Bossetti scoprirà in questo modo che il padre con cui viveva da sempre non era il suo padre genetico, poichè “ignoto 1” era un uomo a lui sconosciuto.

La difesa smonta le prove decisive

Le prove decisive che condannano Bossetti, sono per l’appunto il DNA ritrovato sul corpo della ragazza, e le foto che ritrarrebbero il suo furgone passare ripetutamente davanti alla palestra della ragazzina. Ma se queste sono le prove che secondo l’accusa confermano il muratore come unico responsabile del delitto, la difesa dell’uomo è pronta a mostrare 23 motivi che testimonierebbero la sua innocenza, smontando per primi proprio queste accuse decisive.

Il DNA in primis, secondo la difesa, non è stato prelevato in modo corretto, infatti non è presente il DNA mitocondriale, ed è impossibile che manchi una parte tanto decisiva a meno che qualcuno non abbia messo appositamente quel DNA sul corpo della vittima.
In più, precedentemente avevano annunciato la presenza di un altro DNA nei vestiti di Yara che non è stato analizzato. Sono pronti anche a smentire le foto che ritraggono il furgone di Bossetti, poichè dalle immagini a disposizione è possibile notare con chiarezza che si tratta del passaggio di furgoni di modelli differenti e non dello stesso passato ripetutamente. 

Massimo Bossetti è stato condannato il 1 luglio all’ergastolo, e gli è stata anche revocata la patria potestà dei suoi 3 figli a causa dell’aggravante della crudeltà commessa sull’omicidio. Il 17 luglio 2017, nonostante la difesa avesse già iniziato a testimoniare la sua innocenza, Bossetti è stato condannato nuovamente in appello all’ergastolo. Ora si aspetta di sapere le sue sorti definitive.

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