Massima allerta in Italia per il rientro di 130 foreign fighters

Raqqa, in Siria, è caduta e il rientro in patria dei foreign fighters spaventa il mondo intero: in Italia potrebbero essere 130. Api dei carabinieri pronte ad intervenire nei luoghi sensibili

Massima allerta in Italia per il rientro di 130 foreign fighters

In molte grandi città, l’allerta è massima: tra queste anche Padova, luogo di culto riconosciuto a livello mondiale grazie alla Basilica di Sant’Antonio. In teoria, la raccolta delle informazioni, a livello centrale, da parte degli apparati antiterrorismo sta proseguendo. In pratica, c’è un gruppo di carabinieri, Api, che ogni giorno scende in strada con un equipaggiamento di 30 chili per ogni uomo. 

Il significato dell’acronimo Api sta per “Aliquota di primo intervento”: incardinate nel Nucleo Radiomobile, le Api sono un gruppo di carabinieri con una mission ben precisa, che li porta, qualora ce ne fosse bisogno, a fronteggiare i terroristi. Si presentano così: fucili d’assalto SC 70/90 che arrivano a 400 metri imbracciati, giubbotto anti proiettile indossato costantemente e – sulla divisa – sono installate delle microcamere che registrano qualsiasi movimento o voce. L’Arma dei carabinieri ha risposto in questo modo all’incubo terrorismo: i militari, addestrati a non indietreggiare mai, prestano il loro servizio in città 24 ore su 24.

Ogni capo pattuglia ha ben chiaro il protocollo d’intervento, se si verificasse un attentato come una sparatoria in piazza del Santo, o qualcuno che cerca di accoltellare i passanti alla stazione, l’indicazione che è stata data ai militari delle Api è questa: abbattere le fonti di pericolo immediatamente ossia, come si dice nel gergo militare, “chiudere la fonte di fuoco”. I fucili d’assalto che le Api hanno in dotazione possono sparare mille colpi in meno di una decina di minuti. I militari sono addestrati alle tecniche di “close quarters combat”, ossia al combattimento in ambienti interni, per poter mettere al riparo eventuali persone sotto minaccia.

In quest’ultimo caso, la fase due consiste nella “cinturazione della zona e evacuazione dei civili”. Dovesse verificarsi una di queste situazioni, i militari non avranno il tempo per decidere il da farsi: per questo motivo le fasi dell’intervento sono state decise a tavolino, prima. A sparatoria avvenuta, si passa all’evacuazione delle persone, diventa fondamentale individuare quali altri obiettivi sensibili sia necessario difendere: piazze, stazione ferroviaria, ospedale, chiese, monumenti. Alcune volte, l’attentato è solo un’esca per richiamare in un solo posto i mezzi di soccorso ed emergenza, lasciando sguarniti gli altri.

Se la situazione è ancor più seria e non si risolve immediatamente, vengono chiamati in soccorso i militari del Gis (Gruppo di intervento speciale), con sede a Livorno. Questi riescono a raggiungere la località in tre quarti d’ora, ma – se ci fosse un’emergenza terroristica – anche un solo quarto d’ora potrebbe essere determinante. Le nuove squadre Api sono state costituite proprio per questo motivo.

Continua a leggere su Fidelity News