Massimiliano Mecozzi, il 55enne omeopata che stava curando Francesco – 7 anni – per un’otite trasformatasi in un’infezione letale avendo intaccato, nel giro di due settimane, il tessuto cerebrale, da domenica è indagato per omicidio colposo dalla procura di Urbino.
In passato, Mecozzi si era cancellato dall’ordine dei medici, dopo qualche anno era tornato ad iscriversi all’albo. Originario di Roma, dove si è laureato nel 1996 in Medicina, si trasferisce prima nelle Marche e poi, a metà degli anni Duemila, a Varese, accettando il lavoro di “tuttofare” in un supermarket.
Mentre si trovava nelle Marche, ha conosciuto l’associazione religiosa “Roveto ardente”, molto diffusa in Lombardia e in altre parti d’Italia, finita poi nei documenti di un’inchiesta della Digos che indagò per inganno d’incapace e truffa. Il processo si concluse con il non luogo a procedere. I giornali del tempo parlarono in lungo e in largo dell’associazione per i toni mistici che aveva e, sicuramente, per le bizzarrie che proponeva ai suoi adepti.
“Roveto Ardente” era una Onlus, e tra le altre iniziative proponeva attività ambientate a Camelot con i ragazzini, si rifaceva alle gesta di Re Artù. Nel 1999 venne celebrato anche un matrimonio nella chiesa di San Cassiano a Velate in costume tipico dei tempi di Lancillotto. Alla morte della fondatrice, il gruppo si distingue sempre più per le note mistiche e apocalittiche.
La vita di Mecozzi va inserita anche in questo quadro. Quando “Roveto ardente” svanisce Mecozzi rientra nelle Marche e si stabilisce a Monteciccardo, in una casa in mezzo al bosco, isolato dal mondo.
Alla richiesta di rientrare nell’albo medico, l’Ordine dei medici di Pesaro ha chiesto con quale titolo esercita l’omeopatia, la risposta è stata: “Non mi interessa rispondere“.