Lo Stato non paga il ristorante dei soccorritori, che potrebbe chiudere

Dopo il terremoto del 30 Ottobre, il ristorante "Il Vecchio Mulino", di Pieve Torina, è restato aperto per rifocillare i Vigili del Fuoco impegnati nei dintorni: peccato che lo Stato abbia smesso di versare i contributi, decretandone la prossima chiusura.

Lo Stato non paga il ristorante dei soccorritori, che potrebbe chiudere

Da qualche tempo, complici diversi eventi internazionali, si parla molto poco della situazione nel centro Italia, in particolar modo nelle zone “post terremoto“: qui, l’unico ristorante rimasto aperto, a disposizione dei soccorritori, rischia di chiudere perché lo Stato non hasaldato il conto

Da quando, intorno al 30 Ottobre scorso, le zone del centro Italia, e delle montagne maceratesi, sono state colpite dal sisma, la vita – in quei territori – non è più la stessa: molte città, e piccoli agglomerati urbani, si sono letteralmente spopolati, con la gente che è stata trasferita (per ora) negli Hotel, o in tendopoli, e con diverse attività chiuse (non ultime, quelle degli allevatori). 

In mezzo a questa desolazione, il ristorante “Il Vecchio Mulino”, sito in un piccolo paesino delle Marche – Pieve Torina – non ha alzato bandiera bianca, nemmeno quando è stato provvisoriamente chiuso per i controlli di agibilità: in quel caso, la titolare Silvia Fronzi, assieme alla sorella di 26 anni, ed alla loro mamma, ha fatto – ogni giorno – 200 km per servire 200 pasti caldi agli operatori del Centro Operativo Avanzato di Macerata.

In seguito, il loro ristorante ha continuato, senza sosta, ad offrire ristoro ai vigili del fuoco o agli altri operatori della zona che, diversamente, nel fare il loro dovere, non avrebbero saputo dove rifocillarsi. Peccato che lo Stato, a partire da Dicembre, si sia dimenticato di saldare il conto, smettendo di versare gli assegni di rimborso: per un po’, Silvia ed i familiari sono andati avanti grazie ad un mutuo concesso dalla banca, di 150 mila euro, e in virtù della disponibilità dimostrata dai fornitori: presto, tuttavia, il mutuo andrà coperto, e le merci per la preparazione dei pasti smetteranno di essere recapitate. A quel punto, cosa farà “Il Vecchio Mulino?”.

Se lo sono chieste, in Parlamento, anche le deputate Donatella Agostinelli (Movimento 5 Stelle) e Beatrice Brignone (Possibile, la lista di Pippo Civati): la prima, chiedendo al Governo una risposta in merito a questa situazione specifica, ha spiegato che è assurdo che la macchina burocratica sia così lenta anche a seguito di catastrofi, e ha ammesso che è vergognoso che un’attività meritoria sia dovuta andar avanti solo a suon di donazioni e bei gesti privati.

La collega, Beatrice Brignone, mentre le polemiche incalzavano in Aula, ha chiesto al Governo quante siano le attività, coinvolte nella “Convenzione pasti”, che – oltre al caso di Pieve Torina – aspettano ancora di essere saldate dallo Stato

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