Livorno, incendio porta alla luce un cadavere carbonizzato e con due monete sugli occhi

Questo lo scenario che si sono trovati davanti i vigili del fuoco, allorché - invervenuti a Piombino per un incendio in via Ferrer - hanno fatto irruzione nell'appartamento che andava a fuoco: il responsabile, forse, da ricercare nel mondo dello spaccio.

Livorno, incendio porta alla luce un cadavere carbonizzato e con due monete sugli occhi

Ancora buio totale sull’assassinio che ha visto coinvolto un giovane nordafricano, trovato carbonizzato nell’incendio che, alle prime luci dell’alba del 21 Novembre, è scoppiato in un appartamento di via Ferrer, a Piombino (Livorno). Al momento, nessuna pista è trascurata dagli inquirenti che svolgono le indagini.

L’evento è accaduto, dopo le ore 6, in un appartamento sito in via Ferrer, a Piombino. Qui, d’improvviso, si sono sprigionate delle fiamme che in breve hanno avvolto ogni cosa, generando una nube di fumo che, in seguito, ha finito con l’intossicare anche una vicina, accompagnata – dopo i primi soccorsi – al pronto soccorso del vicino ospedale, per fortuna senza gravi conseguenze.

Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco ed i sanitari del 118 che, dopo aver forzato l’ingresso, si sono ritrovati davanti il corpo carbonizzato del 32enne tunisino Hamdi Fathel, che da anni risiedeva regolarmente in Italia. Lo scenario, già di per sé sconvolgente, era reso ancor più degno di un film horror dal modo in cui il cadavere era stato trovato: l’uomo, infatti, aveva i polsi legati alla spalliera del letto, e presentava due monete a chiudergli occhi, quasi gli si volesse assicurare il pedaggio presso il traghettatore infernale Caronte, come da antica tradizione greca.

Chiamati sulla scena del crimine, polizia e carabinieri, poi, hanno trovato anche un coltello, ai piedi del letto, anche se non è chiaro che uso ne sia stato fatto: per appurare l’eventualità che sia stato utilizzato per uccidere l’uomo, poi dato alle fiamme assieme all’appartamento, infatti, si dovranno attendere i risultati dell’autopsia, e gli esiti dei rilievi operati dagli uomini del RIS. Al momento, l’ipotesi più caldeggiata, presso la Procura diretta dal dottor Ettore Squillace Greco, è che si sia trattato di un messaggio, rivolto non si sa a chi, ma sempre nell’ambito del mondo dello spaccio, un ambiente al quale il giovane tunisino, con quale precedente in merito presso le forze dell’ordine, non era estraneo.

Di certo, non sarà affatto facile far luce su questo inquietante fatto di cronaca nera, dacché nessuno sembra aver sentito o visto niente di utile, negli istanti immediatamente precedenti allo scatenarsi dell’incendio. 

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