Indagine Ponte Morandi: il controllore di Autostrade non era mai stato a Genova

Questo emergerebbe dalle intercettazioni poste in essere sull'uomo che era membro operativo del risk management di Autostrade. Il professionista in questione non è indagato, parlando con un famigliare l'uomo si lascia andare ad un lungo sfogo.

Indagine Ponte Morandi: il controllore di Autostrade non era mai stato a Genova

Prosegue spedita l’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi a Genova avvenuto il 14 agosto del 2018, tragedia che provocò 44 vittime. Gli inquirenti vogliono capire se ci siano stati degli errori da parte di qualcuno e per questo molte persone sono finite già nel registro degli indagati.

Nei giorni scorsi al processo penale in corso sono state ammesse delle intercettazioni telefoniche, che potrebbero essere utilizzate per fare chiarezza sulle responsabilità. Si tratta, nella fattispecie, della conversazione di uno dei membri operativi del risk management di Autosrade, che parlando con un famigliare si lascia andare ad un duro sfogo. 

Dobbiamo precisare, questo per dovere di cronaca, che questa persona non risulta affatto indagata nel procedimento penale. La conversazione è stata intercettata il 28 marzo 2019. Allora il professionista aveva appena ricevuto la visita degli uomini della Guardia di Finanza, che volevano capire con quali criteri fosse stato stilato il Catalogo dei rischi aziendali di Atlantia. Durante il dialogo con il suo famigliare il professionista, di cui non pubblichiamo le generalità per motivi di privacy, afferma di essersi recato dalla persona che si occupava dei ponti, chiedendo dove fosse possibile che potesse verificarsi una catastrofe. E questa persona avrebbe indicato proprio il Morandi come luogo da tenere sotto controllo.

Le indagini della Procura

“Io non ci ero mai andato a Genova a vedere questo ponte; mi han detto: Fai l’analisi dei rischi catastrofali. E io: ok” – questa è la frase che l’uomo del risk management di Autostrade avrebbe proferito al telefono con il suo famigliare. Tra l’altro il Catalogo dei rischi è un documento molto importante nel processo, e gli inquirenti ancora oggi lo stanno analizzando. 

Gli uomini della Procura sottolineano di come nel documento il rischio di crollo, con l’avanzare degli anni, apposta di aumentare diminuisce. Nel 2015 dal documento scompare la dicitura in materia di “ritardate manutenzioni”, mentre nel 2016 scompare anche la voce “rischio crollo”. Il termine viene sostituito con una frase che poteva sembrare piuttosto rassicurante, ovvero “perdita di funzionalità statica del viadotto Polcdvera”, il nome con il quale era conosciuto il ponte Morandi, progettato dall’omonimo architetto italiano

Dalle indagini sarebbe emerso che i sensori che rilevavano la staticità del ponte erano stati tranciati durante alcuni lavori da alcuni operai dipendendi di una società controllata da Autostrade. Nessuno poi gli aveva reinstallati. Nella conversazione l’uomo afferma di essere stato convinto che sull’infrastruttura ci fossero i sensori, mentre un maresciallo gli disse che questi non erano più presenti. Riferito al maresciallo l’uomo ha detto queste parole al suo famigliare: “mi ha chiesto se questo oggi (la presenza dei sensori, ndr) cambierebbe la mia valutazione. E certo che la cambierebbe!”.

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