Inchiesta di Fanpage sui rifiuti: quasi un’azione fraudolenta per il procuratore nazionale antimafia

Nelle ultime ore, davvero forti sono state le prese di posizione di due procuratori della Repubblica che hanno posto diverse questioni in merito alle procedure secondo cui sarebbe stata condotta l'inchiesta di Fanpage su rifiuti e mazzette in Campania.

Inchiesta di Fanpage sui rifiuti: quasi un’azione fraudolenta per il procuratore nazionale antimafia

Da qualche giorno, il portale Fanpage sta pubblicando un’inchiesta su tangenti e rifiuti in Campania, “Bloody Money”, avvalendosi della collaborazione del pentito Nunzio Perrella nelle vesti di inviato/agente provocatore. L’iniziativa, che ha già portato alle dimissioni di Roberto De Luca, assessore al Bilancio nel comune di Salerno (quota PD), indagato per corruzione come il consigliere regionale campano di FdI, Luciano Passariello, ha destato non poche reazioni, sia nella politica che nel mondo della giustizia.

Qualche giorno fa, infatti, Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania nonché padre di De Luca jr, ha commentato l’inchiesta giornalistica definendola un’operazione squadristica e camorristica, parte di una campagna di aggressione mediatica pseudo-giornalistica. Più moderato il segretario del PD, Matteo Renzi, che ha definito coraggiosa la scelta di De Luca jr di presentare le dimissioni. 

Ed il mondo della giustizia come ha preso l’avvia dell’inchiesta che sta facendo tremare l’establishment campano? Il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, nell’intervenire alla trasmissione di Giorgio Zanchini “Radio anch’io”, in onda su Rai Radio 1, ha spiegato che normalmente l’agente provocatore svolge un’azione investigativa per conto delle forze dell’ordine.

Non è stato così, però, nel caso dell’inchiesta di Fanpage che, per metodi e prassi, ha quasi costituito un’azione fraudolenta, visto che ha finito per deviare totalmente l’acquisizione corretta di un elemento investigativo. Sfociando in quello che l’articolo 322 del codice penale definisce come “induzione alla corruzione“, reato per il quale – in effetti – sono indagati sia il direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, che il giornalista Sasha Biazzo.

Anche il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, si è espresso sull’affaire in questione, ricordando che l’agente provocatore dev’essere regolamento dal codice e che, sotto questo punto di vista, l’inchiesta condotta da Fanpage ha poca chiarezza. Tra gli elementi di nebulosità rientra anche la figura stessa del Perrella, di cui non è noto se sia ancora o meno un collaboratore di giustizia: in caso affermativo, l’essersi prestato a tale indagine potrebbe comportare – per lui – l’espulsione dal programma di protezione

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