Gianpaolo, cacciato di casa dai genitori perché gay: è costretto a prostituirsi per vivere

Una storia toccante, quella di Gianpaolo, 26enne originario del Molise che, cacciato di casa perché gay, è stato costretto per anni a prostituirsi in cambio di un tetto. Ora lancia un disperato appello tramite Fanpage.

Gianpaolo, cacciato di casa dai genitori perché gay: è costretto a prostituirsi per vivere

Gianpaolo, un ragazzo 26enne originario del Molise, che vive a Milano, ha deciso di raccontare a Fanpage la sua storia, fatta di solitudine e tanto dolore…una storia racchiusa nelle sue parole: “I miei genitori mi hanno cacciato di casa perchè gay“. Siamo nel 2021 e ancora dobbiamo combattere quotidianamente contro i pregiudizi nei confronti di chi non è libero di amare chi vuole.

Tutto ha inizio nel 2017, quando i suoi genitori, che per molti anni, pur forse sapendo della sua omosessualità, facevano finta di non saperne nulla, lo hanno letteralmente messo alla porta. Quella data, il 17 ottobre 2017, Gianpaolo non la dimenticherà mai, avendo segnato per sempre la sua esistenza.

L’accaduto

Il padre, proprio quel 17 ottobre 2017, gli ha chiesto se si vergognasse “di fare quelle cose in giro con gli uomini”; Gianpaolo gli ha risposto, dicendo semplicemente che non ne vedeva il problema e da lì, le uniche parole proferite dal padre sono state: “Quella è la porta, puoi prendere le tue cose e andare vita”.

Così, a soli 22 anni, Gianpaolo si è trovato da solo in mezzo a una strada, senza sapere cosa fare, dove andare e soprattutto, cosa gli sarebbe successo. Prima, racconta, ha dormito nelle stazioni, poi ha finito tutti i suoi soldi per pagare un albergo, sino alla decisione di cercare ospitalità attraverso chat di incontri in cui offrono un tetto in cambio di qualcosa. Nel suo caso, in cambio di intimità con una persona sconosciuta.

Il ragazzo , per tanti anni, è stato costretto a prostituirsi per sopravvivere, non trovando lavoro. Insomma, la merce di scambio consiste nell’avere rapporti sessuali solo perchè ne hai bisogno, quindi rapporti finti,in cambio di un tetto. “Chiamasi marchette, prostituzione. Si può chiamare come si vuole. L’ho fatto per anni, quando ero a Prato lo facevo di pomerigio, facevo i massaggi“, dice Gianpaolo. 

Gianpaolo ora non può più reggere le richieste di gente che lo ha ospitato, come quella di girare per casa al guinzaglio,mandando via pudore e vergogna per sopravvivere. Proprio per questo, attraverso Fanpage, in cui ha raccontato la sua storia, ha deciso di rivolgere un appello: chiede una stanza e un lavoro. Avere una casa e poter costruire il suo futuro. 

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