Danimarca, cresce l’allarme attentati

Cresce l'allarme antisemitismo in Danimarca, in seguito ai due attentati che hanno causato altrettante vittime nella capitale danese. Il Presidente israeliano: "Ebrei, tornate a casa"

Danimarca, cresce l’allarme attentati

La Danimarca sta vivendo momenti concitati, in seguito ai due attentati che hanno portato alla morte di Finn Noergaard, documentarista danese 55enne ammazzato all’interno del caffé Krudttonden e Dan Uzan, 37enne membro della comunità ebraica locale, ucciso all’esterno di una sinagoga. L’allarme di un forte ritorno dell’antisemitismo si sta facendo sempre più concreto, un sentimento alimentato dalle polemiche per le stragi compiute da Israele ai danni dei civili palestinesi da una parte, e dalle ideologie fondamentaliste degli estremisti islamici dall’altra. E’ forte la presa di posizione del rabbino Menachem Margolin, che afferma che i leader europei non stanno facendo abbastanza per contrastare l’ondata di antisemitismo che sta montando in Europa, ribadendo la necessità di “rendere sicure tutte le istituzioni ebraiche 24 ore al giorno, sette giorni a settimana”.

Alle dichiarazioni indignate dei maggiori esponenti di spicco delle varie comunità ebraiche europee in seguito agli attentati, si aggiungono le controverse parole di Binyamin Netanyahu, Primo Ministro israeliano, il quale ha lanciato un appello agli ebrei di tutta Europa per invitarli ad abbandonare il continente e tornare in Israele. Queste le sue dichiarazioni rilasciate già in seguito agli attentati di Parigi dello scorso mese: “Queste ondate di attacchi continueranno. Certo, gli ebrei meritano di essere protetti in ogni Paese, ma noi diciamo a loro, ai nostri fratelli ed alle nostre sorelle: Israele è la vostra casa. Stiamo preparandoci ad assorbire l’immigrazione di massa proveniente dall’Europa”.

Frasi che risuonano non solo come una provocazione, ma come un vero e proprio appello che non prova in alcun modo a nascondere il nazionalismo latente nel messaggio. D’altronde lo stesso Netanyahu fa sul serio: secondo il Jerusalem Post sarebbero già pronti l’equivalente di circa 40 milioni di euro per sostenere gli ebrei che dovessero immigrare dall’Europa, tornando così in Israele. Un atteggiamento che gli stessi capi di Stato europei non hanno preso troppo bene, nonostante le dichiarazioni di facciata, e che rischia di creare altre fratture in una situazione già tutt’altro che tranquilla, tra le rappresentanze ebraiche ed i vertici di Stato dell’Europa.

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