Confessione shock di Edoardo Raspelli: "A 14 anni mi violentarono in sei, fu terribile"

Il celebre critico gastronomico ha ammesso di essere stato violentato all'età di 14 anni. Per decenni ha rimosso quanto accaduto, ma solo ora ha compreso che fosse arrivato il momento per far riemergere quell'episodio. Ecco cosa ha raccontato di quel dramma.

Confessione shock di Edoardo Raspelli: "A 14 anni mi violentarono in sei, fu terribile"

Edoardo Raspelli lo conosciamo tutti come uno dei più simpatici e competenti critici gastronomici. Nella sua lunga carriera ha lavorato come giornalista a fianco di colleghi del calibro di Vittorio Feltri, Walter Tobagi e Ferruccio De Bortoli. Una volta conclusa la parentesi in cui si è occupato di cronaca nera, il giornalista è passato a dedicarsi alle rubriche culinarie, pubblicando le proprie recensioni in fatto di alberghi e ristoranti.

Dopo essere diventato responsabile del Gambero Rosso, Raspelli ha partecipato anche a diversi programmi televisivi che lo hanno consacrato come uno dei più apprezzati critici culinari. Ma proprio quando pensavamo di sapere di lui pressoché tutto, è stato lo stesso giornalista a voler svelare un drammatico segreto che ha segnato la sua adolescenza.

L’episodio da lui stesso definito brutto e terribile, è avvenuto infatti quando aveva solamente 14 anni. Come raccontato al settimanale Cronaca Vera, “era estate, ero in vacanza in un collegio con altri ragazzi a Chiavari. Quasi un castello in cui ogni studente aveva una stanza. Io ero nella mia. Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono“.

Edoardo Raspelli decide quasi subito di nascondere gelosamente il suo segreto. Non ne parla con il padre, un “fascista convinto, al punto da continuare a indossare la camicia nera per le strade di Milano anche dopo il 25 aprile“. E non se la sente di aprirsi nemmeno con la madre, una donna giudicata come moderna e sportiva, tanto da gareggiare in bicicletta prima della guerra e da primeggiare anche nella scherma.

Due anni dopo, sempre con la madre andò al cinema dove davano “Le amicizie particolari“. Il tema centrale del film, l’omosessualità, oltre ad essere particolarmente scabroso per l’epoca, colpì profondamente il giovane Raspelli che non riuscì a trattenersi dal piangere. “Mia madre mi guarda sorpresa e mi dice, scandendo le parole: “Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto”. Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto”.

Ma come spesso succede, arriva un momento in cui si è spinti a tracciare un bilancio della propria vita. Per Raspelli questo momento è arrivato oggi che di anni ne ha 69. E per farlo è stato necessario far riaffiorare quello che per troppi anni è stato volutamente sepolto nella memoria. Da qui ha sentito il bisogno di raccontare la sua triste storia. “È perché sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile“.

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