Asti, dopo 24 ore di sevizie, liberata la giovane rapita da 2 aguzzini di origine tunisina

Ha così avuto fine l'incubo di una trentenne di Asti, rapita venerdì scorso da due individui di origine tunisina che, dopo averla incatenata in uno scantinato di corso Casale, in un palazzo occupato, l'hanno violentata e picchiata per 24 ore.

Asti, dopo 24 ore di sevizie, liberata la giovane rapita da 2 aguzzini di origine tunisina

Dopo 24 ore nel corso delle quali è stata rapita, malmenata, violentata, da due rapitori di origine tunisina, ha avuto finalmente fine l’incubo di una 30enne di Asti, liberata dalle forze dell’ordine accorse nel covo degli aguzzini grazie ad un messaggio di aiuto inviato, dalla ragazza, via chat.

Il tutto è iniziato venerdì scorso, quando il padre della ragazza ne aveva denunciato la scomparsa: nelle ore precedenti, non si sa se con l’inganno o la forza, la giovane donna – con un passato da tossicodipendente – aveva seguito due uomini, di origine tunisina, già noti alle forze dell’ordine per reati inerenti lo spaccio di droga, in un palazzo occupato di corso Casale 132, più volte finito al centro di segnalazioni quale ricettacolo di attività illegali. Qui, tutto d’un tratto, sarebbe iniziato quello che, a posteriori, si è rivelato essere come un vero e proprio incubo.

La ragazza, infatti, portata in uno scantinato, è stata immobilizzata e legata, con un cavo telefonico, ad una brandina, preambolo alle violenze che hanno fatto seguito immediatamente dopo, quando la vittima – senza tregua – è stata sottoposta a ripetuti pestaggi e stupri, da parte dei 2 aguzzini in questione.

Per fortuna, questi ultimi non si erano accorti del telefono della ragazza, debitamente nascosto, grazie al quale è stato possibile inviare un messaggio d’aiuto, tramite una chat di WhatsApp, ad un’amica: a questo punto, inoltrato il tutto alla polizia, sono partite le ricerche della squadra mobile che, forse grazie alla triangolazione delle celle telefoniche, o direttamente all’indirizzo del locale in cui veniva tenuto l’ostaggio, sono riusciti a fare irruzione nello scantinato, cogliendo i tunisini in flagranza di reato, ed arrestandoli per i crimini di sequestro di persona, lesioni, e violenza sessuale, fattispecie penali per le quali potrebbero anche andare a processo per direttissima.

Forse non da soli, però. Nelle indagini, secondo il Corriere Torino, è stato inserito anche un altro residente di Asti, sempre di origini tunisine, coinvolto – non è ancora chiaro in che ordine e con quale ruolo – nel sequestro della giovane trentenne.

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