Suspiria, il film di Guadagnino alla Mostra del Cinema di Venezia

Luca Guadagnino nel remake del film "Suspiria" si allontana dall'originale di Dario Argento rendendo la sua pellicola più psicologica e arricchendola di allusioni politiche.

Suspiria, il film di Guadagnino alla Mostra del Cinema di Venezia

Luca Guadagnino ha prodotto il film “Suspiria” cercando di distaccarsi da quello prodotto da Dario Argento nel 1977; ha deciso di affidare il montaggio a Walter Fasano e le musiche a Thom Yorke con l’intento di creare dei momenti di tensione ed angoscia che attraversano l’intero film, differenziandosi dal predecessore che aveva come obiettivo quello di trasformare le scene in incubi ad occhi aperti. La trama di “Suspiria” parla di una giovane donna americana, Susie, interpretata da Dakota Johnson. Susy giunge a Berlino per fare la ballerina, vuole frequentare l’Accademia di danza ed entrare a far parte della compagnia guidata da Madame Blanc.

Il film è centrato sul confronto estenuante e rigoroso del proprio corpo con la danza, disciplina che chiede in continuazione al corpo di misurarsi con quello che ognuno di noi porta nel profondo e che riuscirà ad emergere soltanto grazie al carisma dei maestri e coreografi. Il montaggio è affidato a Walter Fasano mentre le musiche sono state selezionate da Thom Yorke che, per sua stessa ammissione ha passato molto tempo ad ascoltare le musiche della pellicola di Dario Argento e dei Goblin per cercare di riprodurre la stessa suggestione. In questo film assisteremo ad una serie di scontri tra razionalità e sogni e tra ambizione ed incubi.

È importante sottolineare il periodo politico in cui siamo. Il film è ambientato nel 1977, il momento di maggiore scontro tra lo Stato e la Raf con il sequestro di Schleyer, periodo in cui vi è anche la protesta studentesca e la repressione della polizia. Lutz ebersdorf è uno psicanalista che deve essere in grado di capire le paure delle ballerine ed utilizzare la ragione per affrontare le loro angosce; si troverà a farlo prima con Patricia, interpretata da Chloe Graez Moretz, e poi anche con Sarah, interpretata da Maria Goth. Il problema di questo psicanalista e l’incapacità totale di tenere a bada il suo senso di colpa per quello che è successo nel periodo nazista.

L’obiettivo di Guadagnino e scoprire la mostruosità che abita dentro i personaggi, a cominciare da Susy, definita “il seme del male sparso nel mondo“. A poco a poco ci si renderà conto che questa donna è una donna mai sconfitta, come le eroine tipiche degli anni 70 nell’immaginario tedesco ed europeo. Progressivamente emerge la forza di un potere all’inizio non evidente, ma che man mano viene intuito dallo spettatore, come nella scena inquietante in cui vi è un ballo aggressivo e violento di Susy che riesce ad avere i suoi effetti sul corpo di Olga, chiusa in un’altra stanza, la cui colpa è aver dubitato della reale natura delle sue insegnanti. Il coreografo Damien Jalet, autore di tutte le coreografie presenti nel film, dà un’impronta un po’ macabra ai balletti, che si susseguono fino al balletto satanico finale, fatto a corpo nudo e con spruzzi di sangue.

Non è un film che farà saltare sulla sedia per lo spavento, ma che insinuerà dubbi sulle certezze. Sarà inevitabile porsi delle domande, interrogandosi ad esempio sulla reale natura delle protagoniste e su cosa può davvero fermare la loro aggressività e determinazione. La pellicola di Dario Argento si chiudeva con un massacro liberatorio, mentre Guadagnino ha deciso di non dare risposte ma fornire ulteriori dubbi, giocando con le contraddizioni.

Continua a leggere su Fidelity News