Silence: il tormentato viaggio spirituale diretto da Martin Scorsese

Affascinante, struggente, tormentato. La storia raccontata da Scorsese è di un intenso impatto emotivo e visivo; catapultandoci in una realtà storica e spirituale che tiene testa alla solennità del romanzo.

Silence: il tormentato viaggio spirituale diretto da Martin Scorsese

Giappone, XVII secolo. Le sorgenti calde di Unzen squarciano il silenzio dei titoli di testa proiettandoci in una realtà di sofferenza e resistenza che la fede cristiana detta ai gesuiti per dimostrare la forza del proprio credo, invitandoli a resistere contro le atroci torture cui vengono sottoposti.

Ferreira è un padre gesuita che lotta da quindici anni per diffondere la parola di Dio ma, stando al contenuto di alcune lettere, ha abiurato diventando un apostatata. I suoi discepoli – Sebastian Rodrigues e Francisco Garrpe – vengono inviati dalla Compagnia di Gesù al preciso scopo di ritrovare il loro mentore Ferreira ed accertarsi della divulgazione del credo cristiano.

Sbarcati in Giappone, vivranno sulla propria pelle la dura realtà del paese. I contadini di Tomogi sono ridotti in povertà e stremati dalle tasse, ma credono nel Dio cristiano e cercano ossessionati una via per trovare il Paradiso. Un granello del rosario appare ai loro occhi come oro colato, la presenza di due padri gesuiti rinnova il loro sentimento religioso in segno di preghiere, battesimi e confessioni. Tuttavia, lo shogunato dell’Inquisitore Inoue attua una tremenda politica di persecuzione nei confronti dei giapponesi convertiti (i cosiddetti kurishitian), ricorrendo al fumie per costringerli a farli abiurare: una lastra di ferro con un’immagine sacra viene posta ai loro piedi e gli viene ordinato di calpestarla, forzandoli ad un duro conflitto interiore.

Rodrigues intraprende un viaggio spirituale che lo sottopone ad una tormentata prova fisica e mentale. Una cieca devozione che più volte lo pone in dubbio, più volte lacera la sua anima e il conforto per il suo operato. Ama Gesù ed in lui si rispecchia, provando il sapore dell’aceto in bocca per il tradimento e della frustrazione nei confronti delle povere anime torturate a morte. Una morte che non trova giustificazione se non nella fede in un Dio estrapolato dal contesto europeo ed introdotto di prepotenza in una palude vasta e desolata, cui i rami di un albero trapiantato non possono far altro che avvizzire.

Silence è semplicemente superbo. Una scenografia fredda e selvaggia ben si presta alla realtà rurale del Giappone in epoca Tokugawa, regalandoci un paesaggio in cui la natura silente sembra comunicarci preventivamente la crudeltà delle scene più importanti. Il frangersi delle onde sui corpi morenti, il fruscìo incessante della pioggia in momenti di pura desolazione spirituale. La forza delle immagini è impressionante e il silenzio è l’unica parola chiave in un viaggio alla ricerca disperata di una verità che non può uscire vincitrice dallo scontro con una verità autoctona, storica, tradizionale.

Il regista Tsukamoto Shinya (“Tetsuo: The Iron Man”, “Bullet Ballet”) firma probabilmente una delle sue più grandi prove attoriali nei panni dell’umile contadino cristiano Mokichi: un’interpretazione delicata, struggente e di grande capacità espressiva.

Piacevole anche Asano Tadanobu nel ruolo del rigido interprete, che domina la scena per una buona fetta della parte finale. Un inedito Ogata Issei sorprende invece nel ruolo dell’Inquisitore Inoue, anche se il doppiaggio italiano è ingiustificabile. Komatsu Nana è una dolce Monica mentre Oida Yoshi un coraggioso e fiero capovillaggio. Tuttavia, il personaggio più importante è senza ombra di dubbio il fragile Kichijiro di Kubozuka Yōsuke, tormentato dal rimorso per la consapevolezza di essere nato come una creatura debole e infida.

Nient’altro da aggiungere sull’intero cast giapponese che, promosso a pieni voti, fa quasi passare in secondo piano il minuto cast occidentale. Andrew Garfield si rivela all’altezza del personaggio di Rodrigues, dandoci l’impressione che sulle proprie spalle gravi una terribile e pesante croce. Liam Neeson è perfetto nei panni di Ferreira e Adam Driver intenso ed inconsueto nei panni di Garrpe.

Continua a leggere su Fidelity News