Penelope Cruz e Javier Bardem si schierano dalla parte dei migranti

Penelope Cruz e il marito Javier Bardem sono stati testimoni dell’evento organizzato da Proactiva Open Arms, ente che si occupa di prestare soccorso ai migranti del Mediterraneo: “Queste serate ci commuovono e ci danno molte emozioni”.

Penelope Cruz e Javier Bardem si schierano dalla parte dei migranti

Dopo aver fatto da madrina all’ultima partita del cuore con la campionessa paraolimpica Bebe Vio, Penelepe Cruz con il marito Javier Bardem hanno partecipato anche all’evento benefico di Proactiva Opens Arms, la fondazione che porta soccorso ai migranti che attraversano il Mar Mediterraneo alla disperata ricerca di una vita migliore.

Insieme con Pedro Almodovar, amico di vecchia data nonché celebre regista spagnolo, al marito Javier Bardem e alla sorella Monica, Penelope Cruz ha espresso tutto il suo sostegno ad una delle “cause più nobili, che è la salvezza di chi è costretto ad attraversare il mare, per non morire”.

L’attrice spagnola più celebre del mondo, con tanto di giubbotto di salvataggio in mano, ha ricordato che quotidianamente chiunque di noi vive a contatto con persone mosse dalla volontà di trovare una vita migliore. Ma questa spasmodica ricerca di condizioni più favorevoli, pone costoro in una situazione alquanto precaria, spesso rischiosa per la loro stessa vita.

Quello che facciamo per loro è sempre troppo poco” ha voluto ricordare la 44enne attrice vincitrice nel 2009 del premio Oscar come miglior attrice non protagonista. “Queste serate ci commuovono e ci danno molte emozioni”. Proprio per questo motivo a distanza di poche ore, ha altresì postato su Instagram una foto con la sorella da bambine, un chiaro tentativo di dimostrare che nonostante il successo, entrambe sono rimaste semplici e genuine, nonché strenue sostenitrici di valori come il rispetto e la solidarietà.

Penelope Cruz con il marito Javier, solo qualche mese fa si erano schierati a favore della stessa ong a seguito del sequestro di una sua nave da parte delle autorità italiane. In quell’occasione la procura distrettuale di Catania aveva ipotizzato il reato di immigrazione clandestina, in quanto la fondazione non obbedì all’ordine di affidare alla marina libica l’operazione di recupero di oltre 200 migranti.

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