La Grande Bellezza nasconde un Segreto: ecco qual è

La Grande Bellezza non è piaciuto a molti e ha fatto inorridire il pubblico del web (e non solo): ecco perchè

La Grande Bellezza nasconde un Segreto: ecco qual è

Mentre va in onda su Canale 5 come programmazione straordinaria e stabilita per render omaggio alla statuetta dell’Oscar vinta da Paolo Sorrentino, sul web impazza una polemica e il film conquista incredibili nomignoli dispregiativi: “La grande bruttezza”, “La grande lentezza”, peggio ancora, “La grande vuotezza”.

“La Grande Bellezza” il 3 marzo 2014 viene proclamato miglior film straniero e a Sorrentino viene consegnato l’Oscar. Lo stesso film aveva già conquistato il premio europeo Efa, il Golden Globe e il Bafta, l’Oscar in Gran Bretagna.

I “critici” della rete però hanno maltrattato la pellicola, che probabilmente, verrà considerata la più bella degli ultimi 15 anni (15 anni fa fu vinto da Benigni con “La Vita è Bella”)

“La Vita è Bella” e “La Grande Bellezza” sono però due generi completamente differenti di film, rappresentano il risultato di percorsi artistici assolutamente imparagonabili.

Il film di Sorrentino però nasconde un segreto che NON è piaciuto al “grande pubblico”: nella pellicola il mistero viene svelato nelle scene finali, incentrate sulla figura di Suor Maria.

Suor MariaSuor Maria è la vita che per sua natura volge alla morte e nella fine ha il suo momento più dolce dove assomma la nostalgia della giovinezza al senso delle radici:

“chi costruisce e genera, figli, cultura, saperi ed emozioni radica qualche cosa di sé, chi non lo fa ha paura della morte perchè si scopre senza radici e quindi già “solitario” nella vita che lascia.”

E “la santa suora” che soffia sullo stormo di uccelli in migrazione dimostra che alla vita umana sopravvivono le bellezze dell’uomo: quella Roma magnifica, illustre ed immobile sotto il battito di una moltitudine d’ali è la Bellezza Grande dell’essere umano che diviene eterno nelle tracce che lascia di sé su questo mondo.

Ebbene il mondo moderno è corrotto, sgargiante ma frivolo, come la giacca rossa o gialla di Jep Gambardella, bellissima, posata come una macchia di colore su un quadro grigio e da sola capace di impressionare gli occhi dello spettatore.

Grande BellezzaIn questa modernità visiva, eccitata, affascinata dall’apparenza, la ricerca della Grande Bellezza è complicata e dolorosa, il senso della propria vita può divenire un’aspirazione che l’uomo stenta faticosamente a raggiungere. E la morte fa paura, fa paura sopratutto quando la vita non ha dato pace all’animo, quando l’uomo non ha il cuore pregno e pago.

Questo film è il film della morte intesa come parte essenziale della vita ed è il film della vita intesa come aspirazione alla bellezza. E nessuna bellezza è oggettiva, la bellezza è personale, intima, umana ed a volte essa è anche occasionale.

In questo senso Servillo ha spaventato quel pubblico che non ama pensare alla morte, che non ammette che nella vita tutto ha un tempo, che non capisce che “le radici sono importanti”.

 

fonte: vitadamamma.it

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