“Fino a qui tutto bene”, dal 19 marzo al cinema

Arriverà il prossimo 19 marzo, distribuito da Microcinema, “Fino a qui tutto bene”, la nuovissima commedia amara del regista pisano Roan Johnson che racconta gli ultimi giorni di cinque amici che hanno vissuto nella stessa casa durante l’università

“Fino a qui tutto bene”, dal 19 marzo al cinema

Arriverà il prossimo 19 marzo, distribuito da Microcinema, “Fino a qui tutto bene”, la nuovissima commedia amara del regista pisano Roan Johnson, definita dal sito specializzato Comingsoon.it come “uno dei migliori film italiani degli ultimi anni sulla linea d’ombra che separa gli anni spensierati dell’università e le vertigini di chi si affaccia all’età adulta e al mondo del lavoro”.

Perché il film di Roan Johnson racconta proprio questo: gli ultimi giorni di cinque amici che hanno vissuto nella stessa casa durante gli anni degli studi all’università di Pisa.

Siamo a luglio, in una delle tante case abitate da studenti fuori sede e per tutti loro è arrivato il grande giorno: la fine della loro carriera universitaria. Sono liberi adesso. Liberi si, ma in un’Italia in piena crisi economica, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto i massimi livelli e dove tutti i tuoi amici, i compagni di sempre, sono costretti a trasferirsi all’estero per trovare un lavoro.

“Fino a qui tutto bene” è un film sul mattino dopo la sbornia euforica dell’università, il momento della presa di coscienza, anche se con la testa pesante, che le cose stanno cambiando radicalmente, che ognuno prenderà strade diverse e che niente, proprio niente, sarà più come è stato fino a quel momento. E allora si cerca di posticiparlo quel momento, perché i nostri errori, in qualche modo, rappresentano la nostra identità e fa paura, fa tanta paura, realizzare che si sta crescendo, che quegli errori non è più possibile commetterli insieme agli amici di sempre, diventati ormai una seconda famiglia.

In ogni caso, non ci si può mica arrendere, perché Fino a qui tutto bene è “Dedicato a chi continua a remare”, come è scritto nei titoli di coda. E questo lo dimostra anche dal punto di vista della produzione, dato che il film è realizzato in partecipazione, cioè nessuno degli attori e dei tecnici è stato pagato per il lavoro svolto, ma ad ognuno di loro è stata assegnata una percentuale sugli incassi.

Roan Johnson a tal proposito ha dichiarato: “Se il film incasserà più di 250 mila euro per me sarà un successo perché vorrà dire che ognuno potrà essere pagato per il lavoro che ha fatto”. Una sorta di dimostrazione che ce la possiamo ancora fare. Che, fidandosi degli altri e remando tutti insieme si arriva prima in porto, anche se durante il viaggio ci si è persi per un po’.

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