Festival di Cannes 2018: in arrivo il film scandalo "Rafiki"

Al Festival di Cannes è stato presentato il film Rafiki che tratta dell'amore omosessuale e dei diritti civili e che sarà bannato in Kenya dove questo tipo di amore non è accettato.

Festival di Cannes 2018: in arrivo il film scandalo "Rafiki"

Il Festival di Cannes ieri ha visto la presentazione di un film giudicato scandaloso, in quanto parla di diritti civili e di un amore omosessuale. Stiamo parlando di Rafiki. Nella sezione Un certain regard è stato presentato il film Rafiki della regista africana Wanuri Kayhu. E’ la prima volta che un film africano arriva al festival e inoltre ha creato delle polemiche in quanto racconta di un amore omosessuale in un paese come il Kenya dove questo tipo di relazioni sono punibili dalla legge.

Non è scandaloso che a raccontare questo film a tematica omosessuale sia una donna, ma è considerato grave dal punto di vista politico e sociale. In Kenya è nato un movimento che non accetta le unioni dello stesso sesso e ha dato vita allo slogan Uccidiamo i gay. La proiezione del film e la tematica darà adito a discussioni e polemiche in Kenya e nell’Africa. 

La trama del film

A differenza di Chiamami con il tuo nome in cui si raccontava dell’amore tra due uomini, qui la regista racconta dell’amore lesbo tra Kena e Ziki, le quali si innamorano, ma devono combattere contro la società che le circonda e non accetta questo tipo di unione. Oltre a combattere per la felicità del loro amore, i padri si danno battaglia in quanto appartengono a due diversi partiti.

E’ una pellicola in cui l’amore e la bellezza di questo sentimento è il nodo centrale, ma si pone anche l’accento sulla rivalità, come nelle migliori tragedie shakespeariane (vedi Romeo e Giulietta dove le due famiglie si scontravano). 

Il film è vietato in Kenya in quanto tratta della tematica omosessuale e la stessa regista si è opposta a questo diktat. “Con le televisioni satellitari e il web film stranieri che trattano temi omosessuali sono già liberamente presenti in Kenya e quindi accessibili a tutti. Questa proibizione non fa che danneggiare inutilmente l’industria cinematografica del nostro Paese con una motivazione del tutto ipocrita”.

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