"The cleaner", la retrospettiva dedicata a Marina Abramovic

Dopo il grande successo ottenuto a Bonn, arriva in Italia, da oggi 21 settembre sino al 20 gennaio 2019, una retrospettiva dedicata a Marina Abramovic, una delle performer più particolari e discusse di sempre.

"The cleaner", la retrospettiva dedicata a Marina Abramovic

Dal 21 settembre al 20 gennaio 2019, a Palazzo Strozzi a Firenze, apre la retrospettiva “The Cleaner“, dedicata a Marina Abramovic, una figura di spicco dell’arte contemporanea, che ha rivoluzionato completamente il concetto di performance. Tra filmati, immagini e video, il pubblico potrà vedere la vita dell’artista e il suo percorso.

Una mostra che ha ottenuto tantissimo successo a Bonn e che oggi arriva in Italia. Marina Abramovic è un’artista straordinaria, unica nel suo genere, perché ha messo alla prova il suo corpo, i suoi limiti e i vari mezzi di espressione per cui è stata spesso al centro della critica e dei media in quanto non tutti apprezzano i suoi lavori e il suo modo di farli.

La mostra in allestimento ha visto l’organizzazione di Fondazione Palazzo Strozzi, prodotta da Moderna Museet di Stoccolma in collaborazione con Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk e Bundeskunsthalle di Bonn.  Si tratta di più di 100 opere che rappresentano la summa di tutti i suoi lavori: dagli anni settanta ai duemila, oltre alla riesecuzione dal vivo di due sue opere.

Una mostra che non è solo l’occasione per l’artista di mostrare i suoi lavori, ma anche di confrontarsi con l’architettura rinascimentale e anche per cementificare ancora di più il rapporto che Marina Abramovic ha da sempre con l’Italia e con gli appassionati delle sue opere. Inoltre, sabato 22 settembre alle 15,30 l’artista sarà protagonista di un appuntamento, che ha già registrato il sold out, che si tiene presso il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino.

In occasione della presentazione della mostra, l’artista ha affermato che “è difficile essere una donna artista: quello che importa è  non aver paura di niente e di nessuno. Ma questo è  il problema con le donne in generale. Ci sono sensi di colpa e timori che le ostacolano. Ma l’arte non può essere definita per generi: c’è solo arte buona e arte cattiva”.

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